“Un progetto combinato con le cooperative sociali e con le forme associative della medicina generale, in particolare le aggregazioni funzionali territoriali (AFT), che veda i medici e gli assistenti sociali collaborare per l’assistenza domiciliare agli anziani”. È questa la proposta che la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha presentato oggi, per voce del Segretario Roberto Monaco, al Tavolo di ascolto della Presidenza del Consiglio dedicato alla Legge delega sugli anziani.
Giovedì 25 maggio si è svolto, nella cornice della Sala del Refettorio della Camera dei deputati, il Convegno organizzato dall’Associazione Culturale Nazionale ONLUS “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti” sul tema “Registri e piani terapeutici: prescrizioni di Medicina burocratizzata. Governance o limite per l'accesso alle cure per i cittadini? Parola d’ordine semplificazione”.
Oggi in Italia sono 800mila i pazienti in cura a seguito di un evento aterosclerotico-cardiovascolare. Un nuovo approccio terapeutico per abbattere il 5% dei ricoveri nella cura del rischio cardiovascolare residuo - la probabilità cioè che un paziente possa sviluppare un evento cardiovascolare maggiore anche se in cura con le terapie standard raccomandate - potrebbe assicurare al Servizio Sanitario Nazionale un risparmio di 170 milioni di euro (considerando una remunerazione teorica delle prestazioni di ricovero ospedaliero pari a 3 miliardi di euro).
Nella storia del nostro Paese, questa è la prima riforma del settore ed è attesa dalla fine degli anni ‘90, quando si cominciò a discuterne in sede tecnica e in politica. Il connubio tra invecchiamento della popolazione e ritardi delle politiche di welfare fa della riforma un’occasione che l’Italia non può sprecare. Per favorire la conoscenza della Legge Delega e il dibattito in merito, il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza ha deciso di preparare questa guida. Il testo intende presentare i contenuti della Legge e discuterli criticamente, cercando di farlo nel modo più chiaro possibile.
Il mito va sfatato: non è vero che la pressione alta è asintomatica. È vero invece che spesso i sintomi nelle donne di mezza età vengono attribuiti ad altro: menopausa, ansia, stress. Ed è un rischio, perché l’ipertensione nelle donne di quella età è più pericolosa che nei coetanei maschi
Terminata l’emergenza pandemica, i cittadini si trovano a fare i conti più di prima con le conseguenze di scelte improvvide che durano da decenni: lunghissime liste di attesa, pronto soccorso allo stremo, medici di medicina generale assenti in molte aree non per nulla definite “deserti sanitari”. Il ricorso alla spesa privata aumenta ed è incompatibile con un sistema universalistico, oltre a essere possibile solo se le condizioni economiche dei singoli lo permettono. Per molte cittadine e molti cittadini l’attesa si è trasformata in rinuncia.
Attività fisica e salute vanno di pari passo e per contribuire al proprio benessere fisico e psichico praticare movimento ogni giorno è un’abitudine necessaria. Ogni fascia d’età però ha esigenze diverse.
Le donne giovani sono protette dagli estrogeni e per questo hanno meno rischio di infarto. Il che suggerisce che quando l’evento cardiaco acuto si verifica subentrino alcuni fattori che annullano i benefici degli ormoni. Questi fattori sono effettivamente emersi più nelle donne che negli uomini
Nel 2022 la spesa per la sanità digitale in Italia è stata pari a 1,8 miliardi di euro (+ 7% rispetto al 2021). La maggior parte delle aziende sanitarie coinvolte nella ricerca, svolta in collaborazione con Fiaso, investirà in cybersecurity (58%), cartella clinica elettronica (54%) e nell’integrazione con sistemi regionali e/o nazionali (51%).
I dati parlano chiaro: ogni persona sedentaria in meno farebbe risparmiare 171 euro al sistema sanitario, la sedentarietà oggi ha un costo di 3,8 miliardi con un'incidenza dell'1,7% sul totale della spesa sanitaria pubblica e privata.
Stile di vita sani abbinati a screening e vaccinazioni possono ridurre il rischio di ammalarsi. E salvare le casse del servizio sanitario consentendogli di garantire a tutti il diritto alla salute
No, la vecchiaia non fa ammalare. Sono piuttosto le malattie a farci invecchiare. È questo il messaggio principale che verrà lanciato alla conferenza strategica della SIBioC - Medicina di Laboratorio (Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica) il 21 e 22 maggio a Roma, che precederà il congresso mondiale EuroMedLab e Worldlab 23.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità nelle donne. La prevenzione cardiovascolare classicamente intesa è per gran parte non genere-specifica e fondata sul controllo dei cosiddetti fattori di rischio tradizionali come l’ipertensione, gli alti livelli di colesterolo LDL e di trigliceridi, i bassi livelli di colesterolo HDL, il sovrappeso e l’obesità, la storia familiare di patologie cardiovascolari prima dei 65 anni, la sedentarietà, il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di alcolici e il diabete (Quest’ultimo determina ad esempio nelle donne un aumento di 3 volte il rischio di andare incontro ad aterosclerosi coronarica con effetti anche fatali).
Ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano hanno descritto su Nature Immunology un meccanismo caratteristico dell’ictus ischemico negli anziani. I neutrofili immaturi peggiorano il danno. Lo studio apre la strada a nuove terapie
Nel contrasto alle malattie cardio-vascolari bisogna superare la rigida distinzione tra prevenzione primaria e secondaria. È sempre più necessario valutare le condizioni e la funzionalità degli organi che sono il "bersaglio" dei principali fattori di rischio.
C’è una felice anomalia che distingue il Congresso Emergenza Urgenza appena concluso a Firenze dai soliti congressi: non è stato l’evento di una disciplina o di una società scientifica ma l’appuntamento comune di oltre una ventina di società e organizzazioni che insieme realizzano quotidianamente il Sistema dell’Emergenza Urgenza.
Per gli italiani la sanità pubblica resta un baluardo, con il 57% che dice di avere fiducia nel Ssn e il 43% d’accordo nel definirlo ancora uno dei migliori al mondo.