Si allunga la vita nel mondo, e non solo nei paesi ricchi: l'aspettativa di
vita è cresciuta mediamente su tutto il globo di sei anni (6,6 per le donne e
5,8 per i maschi) dal 1990, passando da 65,3 anni a 71,5 nel 2013. Mutano le
cause principali di morte: si riducono i tassi di mortalità per malattie
cardiovascolari (anche se infarto e ictus restano ancora le cause principali di
morte) e malattie infettive; aumentano i decessi per patologie sempre più
diffuse quali Alzheimer e diabete. Questo il quadro generale tracciato da uno
studio globale senza precedenti per mole di dati analizzati, relativamente a
188 paesi e 200 cause di morte. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Lancet, ha
coinvolto 700 ricercatori di tutto il mondo coordinati dalla University of
Washington.
Se il trend cui si è assistito nei 23 anni considerati continuerà entro il 2030
l'aspettativa di vita globale femminile salirà a 85,3 anni, quella maschile a
78,1. Nelle due decadi considerate sono aumentati i decessi per patologie quali
il cancro del pancreas e dei reni, insufficienza renale, diabete, Alzheimer.
Considerando le diverse cause di morte, a farla da padroni nel 2013 sono
l'infarto (8.139.900 morti nel mondo), l'ictus (6.446.900), la
broncopneumopatia cronica ostruttiva (2.931.200), la polmonite (2.652.600) e
l'Alzheimer (1.655.100) che entra così nella top ten delle cause principali di
morte insieme al diabete (1.299.400); entrambe le malattie non figuravano nel
1990 tra le prime 10 cause di morte.
Per quanto numerosi siano i progressi fatti nel Sud del Mondo in termini di
salute, resta molto diverso il quadro delle cause principali di morte in paesi
ricchi e poveri: nei primi l'aspettativa di vita è aumentata soprattutto grazie
al ridursi progressivo dei tassi di morte per malattie cardiovascolari
(riduzione determinata soprattutto da avanzamenti della medicina, anche se in
numero assoluto questi decessi continuano ad aumentare); nei paesi a basso
reddito l'aspettativa di vita media è cresciuta soprattutto grazie al ridursi
dei tassi di mortalità per infezioni (diarrea, infezioni del tratto
respiratorio, etc.), disturbi neonatali. Uno sguardo particolare va dedicato
all'India che - pur avendo fatto notevoli progressi nel ridurre la mortalità
per le diverse cause - nel 2013 dà conto da sola di ben il 19% di tutti i
decessi avvenuti in quell'anno nel mondo (quasi una morte su cinque, ma va
considerato che l'India ha una popolazione enorme), pari a 10,2 milioni di
morti.
''Le persone oggi hanno una minore probabilità di morire rispetto ai propri
genitori per alcune condizioni (ad es. cancro del colon, seno e collo
dell'utero), e ci sono più persone anziane in tutto il mondo - afferma il
coordinatore del lavoro Christopher Murray. Si tratta di un trend incoraggiante
perché significa che le persone vivono di più. Dobbiamo però essere sicuri di
stare scegliendo oggi le misure giuste per prepararci alle sfide di salute di
domani, e per riuscire a sostenere I costi associati che si presenteranno''.
Fonte: ANSA Salute e benessere, 18 dicembre 2014 (di Paola Mariano)