Novità scientifiche

Stroke2017: esperti a confronto su prevenzione e cura dell’ictus cerebrale

07 Marzo 2017

L’ictus cerebrale è la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale (prima causa di disabilità negli anziani). Nel 35 per cento dei casi, globalmente considerati, permane una disabilità grave. Ma al Congresso Nazionale sull’Ictus Cerebrale “Stroke2017” (Napoli 1°-3 marzo) non sono mancate le buone notizie: nel nostro Paese negli ultimi vent’anni si è assistito ad una sostanziale riduzione degli ictus cerebrali, sia ischemici, sia emorragici. Dai 180 mila casi all’anno, si è passati ai circa 120 mila. Merito soprattutto delle sempre più diffuse misure di prevenzione, prima fra tutti il controllo dell’ipertensione arteriosa.

Gli esperti si sono confrontati sui risultati dei più recenti studi sul trattamento dell’ictus acuto (il dosaggio della trombolisi e le procedure interventistiche, basate sui trattamenti endoarteriosi), sulla terapia chirurgica (stenosi carotidea) e sulla riabilitazione. Il Congresso ha dedicato attenzione anche all’ictus da cause rare che colpisce la popolazione giovane. In questi casi  svolgono un ruolo importante le malformazioni vascolari, le coagulopatie e l’abuso di sostanze quali la cocaina e le amine simpaticomimetiche. La prognosi è migliore di quella degli anziani, senza sostanziali differenze di genere. Differenze che invece esistono per quanto riguarda la diffusione della patologia cerebrovascolare con un’elevata prevalenza nel genere femminile, tanto che le statistiche internazionali classificano l’ictus come la quinta causa di morte nel sesso maschile, ma la terza nel sesso femminile. 

Differenze di genere sono presenti anche nella scelta e la risposta alle terapie di prevenzione primaria e secondaria. 

«I risultati degli studi clinici sui farmaci cardiovascolari - si legge nel report congressuale - sono applicati nella pratica clinica indipendentemente dal genere, nonostante le donne siano numericamente sotto-rappresentate nella ricerca clinica e non sempre nel disegno degli studi sia prevista l’analisi per la differenza di genere. È importante che la comunità scientifica rivolga maggiore e dedicata attenzione alle differenze di genere nella patologia cerebrovascolare promuovendo lo sviluppo di programmi di ricerca e iniziative di servizi e percorsi che definiscano la medicina centrata sul paziente».

Fonte: HD HealthDesk redazione 6 marzo 2017

 

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