Argomento del mese

Stroke units presenti in Italia e loro efficienza

01 Luglio 2013
Il Prof. Danilo Toni, Direttore della Stroke Unit del Policlinico Umberto I di Roma
fa il punto su stroke unit/trombolisi


Sul sito di A.L.I.Ce. Italia e sui relativi siti regionali è presente ormai da tempo la  lista dei centri ictus che hanno ricevuto l’approvazione ad effettuare la trombolisi intravenosa. Ma questa lista non chiarisce: 1) quanto il numero dei centri risponde alle reali esigenze e soprattutto 2) se ogni anno viene trattato un numero adeguato di pazienti.

Per quanto riguarda il primo punto, prendiamo a riferimento gli standard “quantitativi” definiti dal Ministero della Salute (vedi “Quaderni del Ministero della Salute” n.2, marzo-aprile 2010) che definiscono il rapporto ottimale fra centri ictus e popolazione in termini di 1 centro ogni 200.000 cittadini.  La tabella 1 riporta il numero di centri attivati per Regione e, tenuto conto del suddetto rapporto 1:200.000 e del numero di abitanti per Regione, riporta quella che possiamo definire la copertura della domanda di cura. Ad esempio, con 1 centro ictus e 120.000 abitanti la Valle d’Aosta ha una copertura del 166%, mentre il Veneto con 4.5 milioni di abitanti e 24 centri ha una copertura del 106%, e così via. Sul piano nazionale, risulta una copertura del 55%

Salta immediatamente alla vista la spaccatura in due tronconi del nostro Paese, con una copertura della domanda di cura sostanzialmente soddisfacente, se non ottimale, nel centro-nord e drammaticamente insufficiente nel centro-sud.

Certamente, le condizioni dei sistemi sanitari regionali e in molti casi i piani di rientro possono spiegare queste disparità. Ma il problema non è quello di incrementare le spese per attivare le unità ictus, bensì quello di razionalizzare la spesa sanitaria riallocando risorse per la cura di una patologia che come prima causa di invalidità, seconda causa di morte e seconda causa di demenza, può senz’altro essere definita una vera e propria epidemia sociale.
Purtroppo i decisori politici continuano ad essere sordi a questi richiami e si sente parlare addirittura di chiusura di alcune unità ictus e, comunque, della non attivazione di nuove unità, cui si pensa di sostituire il modello dell’Ospedale per intensità di cure. In questo, i pazienti con ictus sarebbero collocati nell’area di cure intensive, insieme con altre emergenze (cardiologiche, respiratorie ecc.), gestiti da personale infermieristico totipotente e con lo specialista che interviene solo come consulente. In pratica si tratta del modello dello “stroke team” itinerante, che va a dare indicazioni su diagnosi e terapia del paziente con ictus là dove questo è ricoverato. Ma questo modello si è dimostrato assolutamente inefficace quando messo a confronto con quello dell’unità ictus o stroke unit, cioè di un’area architettonicamente definita in cui il paziente viene gestito da personale infermieristico e medico  ad esso esclusivamente dedicato.


Tabella 1.
Copertura della domanda di cura



Ma veniamo al secondo punto. I centri esistenti cosa sono in grado di fare? Quanti pazienti riescono a trattare ogni anno?Per rispondere a questa domanda, partiamo da alcuni dati numerici.


Ogni anno in Italia ci sono circa 167.000 ictus ischemici, dei quali circa 134.00 primi eventi e 33.000 recidive. Concentriamoci, per ora, sui soli primi ictus. Di questi, entro le 3 ore dall’esordio dei sintomi (attuale “finestra terapeutica”) ne arrivano mediamente il 30% e fra questi pazienti che arrivano in tempo circa il 25% sono trattabili, secondo i criteri riportati nel “bugiardino” del farmaco. Questo significa, che ogni anno circa 10.000 pazienti dovrebbero essere trattati con trombolisi intravenosa: chiamiamo questi cittadini gli “aventi diritto”.

La tabella 2 riporta il numero totale dei pazienti trattati in ciascuna Regione nel 2012 e la percentuale da questi rappresentata rispetto agli “aventi diritto”. Se ne deduce, solo per fare alcuni esempi, che in Veneto con una copertura della domanda di cura del 106% è stato trattato il 67.8% degli “aventi diritto,mentre in Lombardia, con il 68.6% di copertura di domanda di cura, è statotrattatosolo il 27% degli “aventi diritto”, tanti quanti nel Lazio che pure ha un modestissima copertura della domanda di cura del 27%.

TABELLA 2
N° totale e percentuale dei pazienti trattati rispetto agli “aventi diritto” in ciascuna Regione


Quindi, esistono anche problematiche organizzative locali che debbono essere
risolte per far sì che i centri esistenti possano lavorare al meglio e con maggior produttività per la salute pubblica. Peraltro, va sottolineato che la prossima pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’estensione della finestra terapeutica alle 4.5 ore e soprattutto la revisione in corso delle linee guida sulla trombolisi, che ridimensionerà una parte cospicua delle attuali controindicazioni al trattamento, faranno raddoppiare il numero degli “aventi diritto” alla terapia. Sarà quindi necessario incrementare quanto più possibile il numero dei centri approvati per effettuare la trombolisi in particolare nel centro-sud, per arrivare ad una copertura nazionale di almeno il 75%. Ma sarà necessario anche organizzare in maniera più adeguata i sistemi dell’emergenza e diffondere l’informazione fra i cittadini, in modo che il diritto alla salute, salvaguardato dalla nostra Costituzione, sia tutelato anche per i pazienti colpiti da ictus cerebrale.

L'autore dell'articolo è a disposizione in questo mese per tutti coloro che volessero chiarimenti sull'argomento trattato. Potete inoltrare le vostre domande all'indirizzo di posta elettronica [email protected] presente sul sito  e vi sarà data risposta privatamente. Allo scadere del mese, l'articolo sarà reperibile in archivio e sarà cura della Segreteria rispondere ai vostri quesiti
 
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