Il disturbo del linguaggio colpisce quasi una persona su tre dopo l’evento acuto. Grazie al canto, in particolare a quello in un coro, si migliorano le connessioni nervose, facilitando il recupero. Per una riabilitazione a costo zero
"Canta che ti passa", recita un vecchio proverbio. E come spesso accade, nella cultura popolare sono nascosti risvolti di verità scientifica. Perché ora la scienza ha finalmente fatto luce sui meccanismi che governano i vantaggi riabilitativi del canto per fronteggiare l'afasia, fenomeno che si manifesta in circa un caso su tre delle persone che hanno avuto un ictus, mantenendosi in molti casi anche a distanza di tempo. A spiegare cosa accade nelle vie nervose nella persona con afasia che canta, magari anche in coro, magari a voce sommessa, è una ricerca che mostra come cantare aiuti a modificare la neuroplasticità, ovvero i meccanismi di adattamento del cervello dopo un insulto vascolare. Lo studio, pubblicato su eNeuro, è stato condotto dai ricercatori dell'Università di Helsinki coordinati da Aleksi Sihvonen. Gli stessi esperti qualche tempo fa avevano dimostrato i vantaggi della riabilitazione a suon di musica, ed ora hanno chiarito come mai si verifica questo fenomeno.
Così le note "riparano" il cervello
In caso di afasia il cervello tende a pensare correttamente. Ma quando è il momento di esporre con parole quanto si vuole dire, può capitare che non si riescano ad articolare bene le parole e le frasi. Non solo. Alcune persone afasiche hanno difficoltà quando devono esprimersi verbalmente mentre può rimanere intatta la capacità di comprendere il linguaggio; altre, invece, riscontrano difficoltà quando si tratta di comprendere quello che gli viene detto. La gravità, ovviamente, è estremamente variabile e dipende dalla sede e dalla dimensione del danno cerebrale. La ricerca dimostra che cantare porta a modificare la neuroplasticità, migliorando i percorsi invisibili della rete nervosa che sovrintende il linguaggio.
Cantare aumenta il volume della materia grigia
Stando a quanto riportano i ricercatori, grazie al canto si può aumentare il volume della materia grigia nelle regioni linguistiche del lobo frontale sinistro, migliorando le connessioni non solo nella rete dell'emisfero sinistro, ma anche nell'emisfero destro. Per giungere a questa conclusione gli esperti hanno esaminato 54 pazienti con afasia, di cui 28 sono stati sottoposti a scansioni con Risonanza Magnetica all'inizio e alla fine dello studio. Sono stati considerati gli effetti del cantare in coro, degli esercizi canori da svolgere a domicilio e più in generale della musicoterapia. I ricercatori hanno studiato l'effetto riabilitativo del canto con l'aiuto del canto corale, della musicoterapia ed esercizi di canto a casa. E, come segnala lo stesso Sihvonen in una nota stampa dell'ateneo "i cambiamenti positivi osservati sono stati associati al miglioramento della produzione vocale dei pazienti". Sulla scorta di queste osservazioni gli esperti indicano nel canto un supporto a costo zero nella riabilitazione, magari sfruttando l'ambito familiare e le canzoni ben note al paziente o piuttosto organizzando situazioni in cui possa esprimere la propria vena canora.
Non solo dopo un ictus
Quello dell'ictus è solo un aspetto del processo multiforme che il canto può stimolare in chi soffre di patologie croniche del sistema nervoso, non solo sotto forma di ascolto ma anche come intervento attivo. In questo senso, ci sono testimonianze del valore di questo approccio nel decadimento cognitivo, nell'epilessia, nella sclerosi multipla e in particolare nella malattia di Parkinson e nei Parkinsonismi. I meccanismi che sono alla base dell'effetto positivo della musica sono molteplici come la attivazione di numerose vie neuronali e la neuroplasticità, il coinvolgimento di specifiche regioni encefaliche e di vie che possono essere alternative alle vie danneggiate o strutture risparmiate dal danno, la aumentata produzione di neurotrasmettitori come la dopamina prodotta dal sistema meso-limbico che ha effetti positivi sulla memoria, l'attenzione e le funzioni esecutive. Inoltre la musica, specie quella vissuta in vicinanza con altre persone, ha un profondo effetto socializzante, aiuta a superare almeno in parte le proprie disabilità e riesce a portar fuori dall'isolamento e dalla depressione persone colpite da malattie invalidanti.
Il valore del canto corale
Cantare in un coro è una delle modalità più interessanti utilizzata in questi ultimi anni per evidenziare l'effetto benefico della musica. Lo dimostrano i risultati del progetto del "Coro degli Afasici", fortemente voluto dalla Federazione nazionale A.L.I.Ce. (Associazione Lotta all'Ictus Cerebrale) Italia Odv, presente ormai in diverse città. Partecipare al Coro comporta non solo benefici di natura psicologica, ma si caratterizza anche per una specifica valenza terapeutica. Le persone afasiche, infatti, hanno difficoltà a parlare ma riescono quasi tutte ugualmente a cantare: questo è possibile perché musica e linguaggio verbale non si trovano nello stesso emisfero cerebrale. Il linguaggio si colloca nell'emisfero dominante, mentre la funzione musicale interessa l'emisfero non dominante. Questo è il motivo per cui una persona che non riesce ad articolare neanche le frasi più semplici, può con l'esercizio unire la propria voce a quella degli altri, anche solo sillabando. "Il Coro - segnala Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Liguria Odv - rappresenta anche un importante e piacevole momento di socializzazione e di incontro tra le persone afasiche e i loro familiari o caregiver, perché in queste occasioni tutti possono "dare voce" al proprio vissuto. Con questa esperienza si rafforza anche l'autostima della persona, che, essendo in contatto con altre che hanno problematiche simili, si sente finalmente parte di un gruppo".