È Flavia Bustreo, epidemiologa laureata in Medicina a Padova, che dal 2010 ricopre l’incarico di vicedirettrice generale dell’Oms per la Salute della famiglia, delle donne e dei bambini, uno dei più grandi gruppi dell'Organizzazione internazionale, che si occupa della salute in tutte le fasi della vita, dalla nascita all'adolescenza, fino alla maternità e alla vecchiaia.
Nell'incontro con i media all'Istituto superiore di sanità, giovedì 12 gennaio, Bustreo ha spiegato che l'Italia «ha molto da dire nel mondo in tema di salute». Innanzitutto, sottolinea, il nostro Paese è stato tra i primi a mettere nella propria Carta costituzionale il diritto alla tutela della salute, cosa che circa la metà dei 194 Paesi che fanno parte dell'Oms nemmeno prevede. In secondo luogo, abbiamo una mortalità infantile tra le più basse al mondo e, inoltre, siamo secondi solo al Giappone per la proporzione di over 65 sull'intera popolazione. Non solo: di recente l’eccellenza Italiana è stata riconosciuta anche in termini di gestione delle emergenze, come nella recente crisi legata a Ebola.
Prima dell'incarico attuale, Bustreo era già stata direttrice della Partnership per la salute materna, neonatale e infantile (Pmnch) e ha lavorato per molti anni alla Banca mondiale, oltre a ricoprire ruoli di Special Advisor per Governi nazionali come per esempio quello norvegese.
Cinque i concetti chiave sui quali, secondo Bustreo, dovrà lavorare l'Oms nei prossimi anni: equità, diritto alla salute, risposta efficace alle emergenze sanitarie, evidenza scientifica e partnership. In particolare, la candidata italiana sottolinea come la più grande ingiustizia del nostro tempo sia che milioni di adulti, adolescenti e bambini in tutto il mondo muoiono per cause prevenibili, mentre altri milioni non riescono a raggiungere la pienezza della salute e del benessere e pertanto non sono in grado di partecipare come potrebbero allo sviluppo della società e dell'economia. Per Bustreo, se vogliamo davvero realizzare gli obiettivi dello Sviluppo sostenibile (incluso l’Obiettivo 3 sulla Salute) dell'Onu, bisogna utilizzare l'Oms come «piattaforma per far convergere le persone, le risorse, i partner e le ricerche scientifiche necessarie ad abbattere le disuguaglianze di salute e a realizzare la promessa centrale dei Sustainable Development Goals: Leaving no-one behind, Non lasciare indietro nessuno».
Oltre che dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la candidatura di Bustreo è sostenuta anche da altre Istituzioni ed enti del nostro Paese (che stavolta, a quanto pare, è finalmente riuscito a “fare sistema”), compreso l'Istituto superiore di sanità. «Siamo certi che la sua guida rafforzerebbe la nostra collaborazione – dice il presidente dell'Iss, Walter Ricciardi - e la renderebbe ancora più profonda e incisiva per la tutela della salute collettiva. L’identità di vedute sul valore dell’evidenza in medicina e sull’equità dell’accesso alle cure e ai servizi sanitari rappresentano infatti un presupposto imprescindibile e prezioso per la costruzione e lo sviluppo di strategie comuni nel segno della tutela della salute di tutti e, in particolare, dei più fragili».
«Il diritto alla salute per tutti non è un sogno utopico – sostiene infine Bustreo - ma può divenire una realtà con l’impegno politico, i finanziamenti e le risorse umane capaci di fornire servizi sanitari adeguati». L'Italia «ha molto da insegnare a livello globale in termini di gestione ed efficacia del sistema sanitario – aggiunge - ed è per me un onore poter rappresentare questa eccellenza nella sfida per la leadership dell’Organizzazione mondiale della sanità».
Il prossimo 25 gennaio la rosa degli attuali sei candidati verrà ridotta a tre e a maggio in questa “short list” i 194 Paesi dell'Oms sceglieranno chi guiderà l'Organizzazione per i prossimi anni.
Fonte: HD HealtDesk, redazione, 12 gennaio 2017