Novità scientifiche

Ringiovanisci il cervello con un po' di corsa

12 Marzo 2014

Ringiovanisci il cervello con un po' di corsa

La scoperta firmata Ibcn-Cnr smonta un dogma della neurobiologia,    dimostrando per la prima volta che la perdita di cellule staminali neuronali durante l’età adulta è un processo reversibile. Lo studio apre    nuove prospettive nell’ambito della medicina rigenerativa del sistema nervoso centrale

La corsa fa bene al cervello. Anzi, lo ringiovanisce. Secondo i ricercatori dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma, che hanno condotto test sui topi, la corsa è in grado di bloccare il processo di invecchiamento cerebrale e di stimolare la produzione di nuove cellule staminali, che migliorano le capacità mnemoniche.

Lo studio, che può aprire nuovi scenari nella medicina rigenerativa del sistema nervoso centrale, è pubblicato sulla rivista Stem Cells.

«Questa ricerca ha scardinato un dogma della neurobiologia», spiega il coordinatore dello studioStefano Farioli-Vecchioli dell’Ibcn-Cnr. «Finora si pensava che il declino della neurogenesi nell’età adulta fosse irreversibile. Con il nostro esperimento, lavorando su topi con deficit neuronali e comportamentali causati dalla mancanza di un freno proliferativo delle cellule staminali (il gene Btg1), abbiamo invece constatato che nel cervello adulto un esercizio fisico aerobico come la corsa blocca il processo di invecchiamento e stimola una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose nell’ippocampo, aumentando le prestazioni mnemoniche. In sostanza la neurogenesi deficitaria riparte quando, in assenza di questo gene, si compie un’attività fisica che non solo inverte totalmente il processo di perdita di staminali, ma scatena un’iper-proliferazione cellulare con un effetto duraturo».

Per Farioli-Vecchioli «la scoperta pone le basi per ulteriori ricerche mirate ad aumentare la proliferazione delle staminali adulte nell’ippocampo e nella zona sub ventricolare. I risultati avranno delle implicazioni molto importanti per la prevenzione dell’invecchiamento e della perdita di memorie ippocampo-dipendenti».

Ma non è tutto. Per quanto riguarda le patologie neurodegenerative, «le potenzialità terapeutiche di queste cellule sono davvero ampie, anche se a breve termine non possono scaturire terapie mirate. Il prossimo passo - afferma - sarà validare la scoperta su altri modelli murini con malattie quali Alzheimer, Parkinson oppure in cui un evento ischemico abbia provocato un’elevata mortalità neuronale, isolando e trapiantando le cellule staminali iper-attivate».

Fonte: Sabrina VallettaNewsletter HD HealthDesk 12-03-2014

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