Su Lancet i risultati di due meta-analisi che hanno preso in considerazione decine di studi su oltre un milione di persone. Entrambe confermano che con ritmi superiori alle 40 ore lavorative settimanali le probabilità di complicanze cardiocircolatorie aumentano notevolmente.
ROMA - Lavorare troppo fa male al cuore. Secondo una
ricerca britannica appena pubblicata su Lancet, infatti, lavorare 55 ore o più
a settimana fa aumentare fino al 27% il rischio di ictus e del 13% il rischio
di sviluppare una malattia coronarica rispetto a chi lavora le canoniche 35-40
ore a settimana. A questo esito si è arrivati attraverso il più grande studio
mai condotto sull'argomento per il numero di pazienti cha ha preso in esame.
Il rischio di cardiopatie - I dati provengono da una meta-analisi che ha
analizzato ben 25 studi che hanno coinvolto più di 600.000 uomini e donne
provenienti da Europa, Stati Uniti e Australia e che sono stati seguiti per una
media di otto anni e mezzo. Dai risultati è emerso un aumento del rischio del
13% di eventi coronarici nelle persone che lavorano 55 ore o più a settimana
rispetto a quelli che lavorano 35-40 ore a settimana, e ciò anche dopo aver
tenuto conto dei fattori di rischio, tra cui l'età, il sesso e lo status
socio-economico.
Il rischio di ictus - In chi lavora tante ore in più rispetto all'orario
settimanale standard aumenta poi anche maggiormente il rischio di ictus. A
dirlo stavolta è un'altra analisi che ha preso in esame i dati di 17 studi
condotti su 528mila uomini e donne seguiti per oltre sette anni. In questi
soggetti, i ricercatori hanno visto che il rischio di ictus è 1,3 volte
maggiore anche considerando altri eventuali fattori di rischio come il fumo, il
consumo di alcol, l'attività fisica, l'ipertensione e il colesterolo. Inoltre,
i ricercatori hanno scoperto che più a lungo si lavora maggiore è il rischio di
ictus. Per esempio, in confronto a chi rispetta l'orario settimanale delle 35
ore, chi lavora tra le 41 e le 48 ore ha un rischio di ictus maggiore del 10%
mentre chi lavora tra le 49 e le 54 ore vede aumentare il rischio del 27%.
Lo stile di vita - Anche se il meccanismo di causa-effetto tra ore di
lavoro e ictus deve ancora essere compreso a fondo, gli autori di questi studi
ritengono che alcuni stili di vita segnati ad esempio dall'inattività fisica e
dall'elevato consumo di alcol, così come da condizioni di stress cronico,
contribuiscono ad aumentare il rischio di ictus. In particolare, secondo gli
studiosi, lo stress prolungato da lavoro può scatenare alterazioni biologiche
nell'organismo che, nel tempo, potrebbero aprire la strada a patologie anche
molto insidiose. "L'insieme di tutti questi studi - spiega il professor
Mika Kivimäki, docente di Epidemiologia presso la University College London -
ci permette di indagare sul nesso tra le ore di lavoro e il rischio
cardiovascolare con una maggior precisione rispetto al passato. Tutti i medici
dovrebbero sapere che il prolungamento delle ore di lavoro è associato a un
rischio significativamente maggiore di ictus e malattie coronariche".
Le ore di lavoro 'giuste' - Il prolungamento dell'orario di lavoro non è un evento raro, ma è sempre più diffuso complice anche la crisi economica. "Tra i paesi membri dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) - ha spiegato Urban Janlert dell'Umea University in Svizzera - la Turchia ha la percentuale più alta di cittadini che lavorano più di 50 ore a settimana (il 43%), mentre l'Olanda ha la percentuale più bassa (meno dell'1%). In tutti i paesi dell'Ocse, una media del 12% di uomini e del 5% di donne lavora più di 50 ore a settimana". Il fatto è che, anche se alcuni paesi hanno leggi ben precise che disciplinano il numero delle ore lavorative (per esempio, la Direttiva europea sull'orario di lavoro 2003/88 dà ai cittadini il diritto di limitare il loro orario di lavoro a 48 ore settimanali), non sempre queste leggi vengono rispettate.
Fonte: La Repubblica.it - Salute – articolo di Irma D'Aria- 24 agosto 2015