L'ictus o evento cerebrovascolare acuto crea un danno al cervello i cui sintomi principali sono spasticità e paralisi muscolare. Il recupero completo o parziale delle funzioni dell'arto superiore o inferiore nei pazienti emiplegici è possibile e a Milano si è fatto il punto nel corso della 15° edizione della Giornata Milanese di Chirurgia della Mano nelle scorse settimane.
Lo stroke è la terza causa di morte e di invalidità permanente o disabilità nei Paesi industrializzati, dopo le patologie cardiovascolari e i tumori. Invalidità e disabilità costano, direttamente e indirettamente, al Servizio Sanitario e alla società, anche se vi sono le competenze per ridurne l'incidenza. Purtroppo, però, non è sempre possibile intervenire, spesso, a causa di situazioni di abbandono sociale e lavorativo che queste persone soffrono in seguito all'ictus cerebrale. Un grande errore, considerando che esiste una disciplina, la chirurgia funzionale, dedicata proprio alla loro riabilitazione motoria.
Si parla di emiplegia quando il paziente ha subito una paralisi che interessa la metà del corpo e compromette la normale attività motoria. Il paziente emiplegico è solitamente colpito da deformità agli arti, ma presenta diversi gruppi muscolari ancora attivi. Il fisiatria, il fisioterapista e il neuro-ortopedico lavorano insieme, ricorrendo alla rieducazione motoria, per evitare il peggioramento delle spasticità. Il ruolo della chirurgia, invece, è correggerle intervenendo sui muscoli. Oggi è possibile recuperare in parte o in toto il movimento dell'arto superiore con l'aiuto di interventi mini-invasivi e grazie a una rieducazione studiata e personalizzata.
Si è parlato, poi, anche della malattia di Dupuytren, patologia cronica e progressiva che provoca la comparsa di noduli sottocutanei nella fascia palmare. Questi, progressivamente, formano un cordone fibromatoso sottocutaneo, che si dispone sopra i tendini, causando la flessione permanente e progressiva di una o più dita, con conseguente rigidità articolare. Fino a qualche anno fa l'unica soluzione era l'intervento chirurgico, che richiede ampie incisioni. Oggi, invece, il “gold standard” terapeutico è la collagenasi di Clostridium histolyticum, un enzima di origine batterica che permette, con una sola iniezione, di rompere la membrana di collagene, ripristinando la funzionalità della mano in tempi rapidi.
Da sottolineare che l'eccellenza ha bisogno di condivisione e si fa scuola formando nuovi specialisti preparati. È l'obiettivo del Corso Base: Elementi di Chirurgia e Riabilitazione della Mano che quest'anno è giunto alla 22esima edizione. In Italia non esiste una scuola di specializzazione in chirurgia della mano, ma esclusivamente corsi in chirurgia plastica e ortopedia. In tal senso, la settimana risponde annualmente alle esigenze del settore. Così come il Master in Chirurgia e Riabilitazione della Mano dell'Università degli Studi di Milano. Unico in Europa che conferisce un titolo universitario di terapista della mano.
Fonte: Sole 24 ore sanità 27/04/2017
articolo di Giorgio Pajardi (direttore Chirurgia e Riabilitazione della Mano) e Paolo Zerbinati (responsabile Neuro-ortopedia di chirurgia della mano, Ospedale S. Giuseppe, gruppo MultiMedica, Università degli Studi di Milano).