Lo studio
A soffrire di Bpco è il 32,7% delle persone con più di quarant’anni di fumo alle spalle e "solo" il 9,1% di chi ha fumato meno di dieci anni.
Smettere di fumare è la scelta giusta, ma è meglio farla anche al momento giusto. Ossia il prima possibile. Perché la salute degli ex fumatori dipende da quanti anni di dipendenza dal tabacco hanno alle spalle. Uno studio pubblicato su National Health Statistics Reports dimostra infatti che le persone che hanno fumato più a lungo sono più esposte al rischio di broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) e di altre malattie croniche.
Lo studio si è basato sui dati della National Health Interview Survey (NHIS), un monitoraggio della salute degli americani cominciato nel lontano 1957 ed è incentrato sulle persone over 65. I ricercatori hanno selezionato quattro parametri per valutare le conseguenze del fumo: le condizioni generali di salute, la presenza di Bpco, la presenza di almeno una malattia cronica e la limitazione della vita sociale.
Gli ex fumatori sono stati suddivisi in quattro categorie in base alla durata del vizio: 10 anni o meno, più di 10 anni e meno di 25 anni, da 25 a meno di 40 anni e 40 anni o più.
Ecco cosa è emerso.
Si trova in condizioni di salute precarie il 28,5 per cento delle persone che ha fumato per più di 40 anni, il 23,4 di quelle con un passato da fumatori durato da 25 a 40 anni, il 20,3 per cento di chi ha fumato tra 10 e 25 anni e il 17,8 per cento di chi è stato fumatore per meno di dieci anni. A soffrire di Bpco è il 32,7 per cento delle persone con più di quarant’anni di fumo alle spalle e solo il 9,1 per cento di chi ha fumato meno di dieci anni. È colpito da almeno una malattia cronica il 14,2 per cento degli ex fumatori che hanno acceso sigarette per oltre 40 anni della loro vita e l’8,6 per cento di chi ha fumato per meno di dieci anni.
Smettere di fumare resta comunque la scelta più salutare che si possa fare con immediate ripercussioni positive sulla funzionalità dei polmoni e sulla salute cardiovascolare. Ad esempio, si stima che i rischi cardiovascolari diminuiscano entro un anno dall’addio alle sigarette e il rischio di ictus si riduce entro 5 anni. Finora la scienza ha avuto una sola priorità: trovare il modo di spingere i fumatori a smettere, mentre meno attenzione è stata rivolta alla salute degli ex fumatori. Trasformare un fumatore in un ex fumatore è ancora oggi il traguardo più importante per chi si occupa di prevenzione. Ma il nuovo studio invita ad anticipare il più possibile i tempi. «Smettere di fumare ha dimostrato di procurare benefici a qualsiasi età. Tuttavia, anche dopo aver smesso di fumare, il periodo di tempo in cui una persona ha fumato si riflette sulle attuali condizioni sanitarie tra le persone di età pari o superiore a 65 anni», scrivono i ricercatori.
Tra gli ex fumatori di età superiore ai 65 anni coinvolti nello studio, più della metà aveva fumato per 25 anni o più, il 31 per cento tra i 25 e i 40 anni e il 23,5 per cento per più di 40 anni.
Il 18 per cento aveva fumato per meno di dieci anni e il 27,6 per cento degli intervistati aveva dichiarato di aver fumato per più di dieci anni ma meno di 25. In media l’età media della prima sigaretta è di 20 anni.
Lo studio ha però un limite piuttosto evidente: non viene tenuto conto della quantità di sigarette fumate, un dato finora considerato rilevante. Un conto è fumare un paio di sigarette al giorno, un altro è fumarne 15.
Fonte: HealthDesk articolo di redazione 30 luglio 2020