Novità scientifiche

PREVENZIONE Alimentazione e attività fisica le prime armi per difendersi dalle malattie cardiovascolari

12 Marzo 2018

220 mila italiani ogni anno muoiono per una malattia che ha minato il sistema cardiovascolare

Dieci tra Società scientifiche ed Enti di ricerca italiani hanno scritto un documento di consenso con i suggerimenti per cercare di evitare le malattie che colpiscono il sistema cardiocircolatorio. Lo hanno presentato a Napoli, al congresso della Siprec

Più di 220 mila: tanti sono gli italiani che ogni anno muoiono per una malattia che ha minato il loro sistema cardiocircolatorio, a cominciare da infarto e ictus. Scendere quanto più possibile sotto questa cifra è l'obiettivo principale del documento scritto da una task force tutta italiana, alla quale hanno contribuito dieci tra Società scientifiche ed Enti di ricerca, il primo Documento di consenso e raccomandazioni pratiche di prevenzione cardiovascolare, presentato a Napoli l'8 marzo al Congresso della Società italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec).

I numeri. 

Nel 2014 l'Italia ha registrato 220.200 morti per malattie del sistema circolatorio, di cui 69.653 per infarto acuto del miocardio e sindromi coronariche acute (35.714 negli uomini e 33.939 nelle donne) e 57.230 per malattie cerebrovascolari (ictus, 22.609 negli uomini e 34.621 nelle donne).

«Le malattie cardiovascolari – ricorda Massimo Volpe, presidente della Siprec e coordinatore del documento – rappresentano la prima causa di mortalità e morbilità nel mondo; e in particolare nei Paesi occidentali, nelle economie come quella italiana e determinano un carico enorme, dal punto di vista sociale e individuale, ma anche dal punto di vista della sostenibilità economica e strutturale. Ritengo che l’unica strategia possibile per fronteggiare nei prossimi anni e per garantire la tenuta del nostro sistema sanitario – conclude - sia di investire fortemente nelle politiche di prevenzione delle malattie cardiovascolari».

I fattori di rischio da combattere. 

Sono quelli tradizionali: ipertensione (il più diffuso e letale in Italia: interessa il 10 per cento dei bambini, il 37 per cento degli adulti e il 55 per cento delle persone dall’età media a quella avanzata), colesterolo alto (in Italia ne soffre il 68 per cento dei maschi e il 67 per cento delle femmine adulte), diabete (ne soffre l’11 per cento dei maschi italiani e l’8 per cento delle italiane adulte), obesità e sovrappeso (un italiano su quattro), il fumo (nel 2015 riferiva di fumare il 24,6 per cento dei uomini e il 15 per cento delle donne). A questi ne va aggiunto uno emergente e sempre più importante: la sedentarietà (interessa il 32 per cento dei maschi e 42 per cento delle femmine). Come se non bastassero questi, all’orizzonte si profilano altri fattori di rischio come, per esempio, un alterato microbioma intestinale, ancora però appannaggio del mondo della ricerca.

In concreto, dunque, uno dei “campi di battaglia” principali contro le malattie cardiovascolari è la tavola, dove l'arma più efficace è una dieta sana ed equilibrata (come quella mediterranea), insieme con un'attività fisica regolare che va “prescritta” alla stessa stregua di un farmaco. Nelle persone ad alto rischio, però, è necessario ricorrere anche a strategie farmacologiche, contro il colesterolo, la pressione alta, il diabete. E grazie ai farmaci del terzo millennio e a quelli già ampiamente collaudati nei decenni precedenti (magari “rivisitati” in chiave di poli-pillola, cioè l'associazione in una sola pillola di principi attivi diversi), è oggi possibile costruire una strategia di prevenzione realmente “su misura”.

All’epoca del farmaco “buono per tutti” sta ora subentrando quella della medicina di precisione, che consente di definire il trattamento più adatto, anche in prevenzione, disegnandolo sulle esigenze e il livello di rischio del singolo paziente.

L’attività fisica protegge come un farmaco. Le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. 

L’attività fisica è per l’organismo un vero e proprio “farmaco naturale”. Si può essere fisicamente attivi svolgendo sport, seguendo un programma di esercizio fisico strutturato e ripetitivo il cui obiettivo è quello di migliorare o mantenere uno stato di efficienza fisica. Ma si può essere fisicamente attivi anche in altro modo, durante la vita di tutti i giorni, grazie al lavoro, al trasporto attivo (camminare, andare in bicicletta, salire le scale senza usare l’ascensore), alle attività nel tempo libero, attraverso il gioco e il ballo.

L’Oms, peraltro, ha definito i livelli di attività fisica raccomandati per tre gruppi di età:

• Per bambini e ragazzi (5-17 anni) almeno 60 minuti al giorno di attività moderata-vigorosa, includendo almeno tre volte alla settimana esercizi per la forza, che possono consistere in giochi di movimento o attività sportive;

• Per gli adulti (18-64 anni) almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 minuti di attività vigorosa (o combinazioni equivalenti delle due) alla settimana;

• Per gli anziani (≥65 anni) le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute.

Chi è impossibilitato a seguire le raccomandazioni deve fare attività fisica almeno tre volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni.

Le 200 pagine del Documento di consenso presentate al congresso Siprec di Napoli intendono essere di stimolo per compiere i passi necessari nella giusta direzione e disegnano una roadmap per una prevenzione cardiovascolare a tutto tondo. Un messaggio per la classe politica italiana e un esempio di compattezza del mondo scientifico che spera di reclutare presto nuovi attori “laici”.

Il Documento è stato sottoscritto da Siprec (Società italiana di prevenzione cardiovascolare), Simi (Società italiana di medicina interna), Sid (Società italiana di diabetologia), Siia (Società italiana dell’ipertensione arteriosa), Sisa (Società italiana per lo studio dell’aterosclerosi), Sif (Società italiana di farmacologia), Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Fmsi (Federazione medico sportiva italiana), Gicr-Iacpr (Gruppo italiano di cardiologia riabilitativa – Italian association for cardiovascular prevention, rehabilitation and epidemiology), Siti (Società di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica).

Fonte: HealthDesk, redazione 10 marzo 2018

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