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Per la salute del cervello dopo i 60 anni bisogna pensare a quella del cuore (fra i 20 e i 30)

Per evitare o quantomeno ritardare la comparsa di declino cognitivo, i primi decenni di vita sono cruciali per instaurare uno stile di vita volto a prevenire le patologie cardiovascolari o per intervenire con terapie in caso si presentino

13 Febbraio 2023

Sviluppare da giovani coronaropatie, scompenso cardiaco, malattie della carotide o delle arterie periferiche espone a un rischio triplicato di compromissione delle funzioni cognitive con declino intellettivo e ridotta salute cerebrale nella mezza età. Lo dice uno studio appena pubblicato sulla rivista Neurology dai ricercatori della California University diretti da Xiaqing Jiang, famoso per aver sviluppato l’indice MCC per l’ictus ischemico, che predice le sequele funzionali dell’attacco in base alle condizioni generali del paziente.

Oltre tremila pazienti

I ricercatori americani hanno seguito per trent’anni 3.146 soggetti da quando avevano un’età compresa fra 18 e 30 anni fino a 55 circa. Il 5% di loro, attorno ai 48 anni, ha presentato almeno uno dei sintomi cardiocircolatori indicati all’inizio. Il danno cerebrale che tali eventi hanno determinato nel tempo è risultato evidente alla fine dello studio quando tutti i soggetti sono stati sottoposti a test neuropsicologici per valutare le loro capacità di pensiero e di memoria indagando la cognitività globale, le funzioni esecutive, cioè la capacità di portare a termine un compito, la velocità di ragionamento, la fluenza verbale e la memoria verbale ritardata, cioè la capacità di ricordare una lista di parole a distanza di dieci minuti.

Punteggi scadenti

In quest’ultimo test, per esempio, il punteggio va da un minimo di 0 a un massimo di 15: quello medio di questa prova è 8,5 punti, ma chi era stato vittima di eventi cardiovascolari non è andato oltre 6,4. Nel test che valuta la cognitività globale il punteggio va da un minimo di 0 a un massimo di 30: in questo caso il punteggio medio è stato 23,9 punti, ma chi aveva avuto problemi cardiaci non ha superato i 21,4 punti. Nella media dai 26 punti in su siamo nella normalità, ma attorno ai 22 si è nell’ambito del cosiddetto MCI, acronimo di mild cognitive impairment, cioè compromissione cognitiva lieve, la cosiddetta smemoratezza patologica che può diventare l’anticamera della demenza.

La conferma della risonanza

I ricercatori sono andati oltre la valutazione neuropsicologica e hanno voluto verificare, tramite scansione cerebrale, se erano visibili alterazioni della materia grigia: sono stati così scelti a caso 656 soggetti da sottoporre a valutazione di neuroimaging con risonanza magnetica DTI e si è visto che la materia grigia di chi aveva avuto eventi cardiovascolari era iperintensa, un tipico segno di danno vascolare cerebrale. Anche dopo aver eliminato fattori confondenti come diabete o ipertensione, è risultata evidente la connessione fra eventi cardiovascolari precoci e iperintensità e ridotta diffusività media intracerebrale, due indici di neuroimaging che depongono inequivocabilmente per un decadimento dell’integrità del tessuto cerebrale.

Entro cinque anni

Peraltro, il decadimento sembra avere precisi tempi di sviluppo: nei soggetti sottoposti a due sessioni di test neuropsicologici, prima a 25 anni e poi a 30 dall’inizio dello studio, i ricercatori hanno scoperto che il triplicarsi del rischio di decadimento si esplica nell’arco di 5 anni. In chi aveva avuto problemi cardiovascolari era del 13% in confronto al 5% di chi non li aveva avuti, una percentuale in linea col decadimento legato all’età: a 65 anni i soggetti con demenza sono il 5% circa, ma a 85 anni la diagnosi di demenza di Alzheimer nella popolazione generale supera il 40%. In generale, in Europa, la prevalenza media di deterioramento cognitivo è più bassa che negli Usa: rispettivamente 5,1 - 24,5%, in confronto al 13,8 - 28,3% degli americani, verosimilmente a causa dei diversi stili di vita e alimentazione.

Un monito per tutti

Le conclusioni dei ricercatori americani suonano dunque come un monito soprattutto per i loro connazionali, ma sono valide anche per noi: per evitare o quantomeno ritardare la comparsa di declino cognitivo conservando un cervello sano per tutta la vita, i 20 e i 30 anni sono cruciali per instaurare uno stile di vita volto a prevenire le patologie cardiovascolari (attività fisica, sonno regolare, alimentazione corretta, niente fumo, alcol, droghe) o per intervenire su di esse con terapie opportune in caso si presentino (antipertensivi, ipolipemizzanti o ipocolesterolemizzanti). Molti credono che le malattie cardiovascolari colpiscano solo gli adulti, ma sono purtroppo disturbi comuni anche negli adolescenti e talora riguardano anche i bambini. Sono i soggetti in cui si può intervenire con maggior successo, regalando loro una vita di salute per il cuore e il cervello.

Fonte: www.corriere.it/salute/neuroscienze articolo di Cesare Peccarisi 09/02/2023

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