Sottolineare l’urgenza di una presa in carico, al livello centrale e dei singoli Paesi, delle problematiche ancora aperte legate alla prevenzione e gestione dell’ictus cerebrale: con questo scopo l’Intergruppo parlamentare italiano per i problemi sociali dell’Ictus ha incontrato nei giorni scorsi a Bruxelles alcuni membri del Parlamento europeo, dell’Organizzazione mondiale della sanità e la Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea.
L'ictus cerebrale è una patologia che ogni anno in Europa uccide 650mila persone e lascia conseguenze anche molto gravi in chi vi sopravvive con un impatto economico e sociale considerevole per le famiglie e la collettività; si stima che nei paesi dell’Europa occidentale l’onere economico a carico dei sistemi sanitari nazionali sia del 3-4% dei costi totali per le spese sanitarie. In Italia si stima che sia la terza causa di morte e la prima di invalidità, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori, colpendo ogni anno circa 200 mila persone, delle quali 10 mila sotto i 54 anni. «Come Intergruppo parlamentare sui problemi sociali dell’Ictus – spiega Gian Luigi Gigli, che ne è il coordinatore - crediamo che l’approccio delle istituzioni sanitarie a questa patologia, per la considerevole incidenza e l’impatto socio economico ad essa associato, debba essere quanto prima regolato in tutti i Paesi dell’Unione Europea da una vera e propria legge dello Stato che definisca le indicazioni relative all'intero percorso di cura dei pazienti colpiti da ictus, compresa la delicata fase di riabilitazione».
In particolare l’Intergruppo ha identificato cinque aree di intervento prioritarie che si augura possano essere recepiti nel Piano sanitario nazionale 2016–2018: Campagne di prevenzione; Istituzione del “Codice ictus” (un accesso alle cure entro le prime 4-5 ore dalla comparsa dei sintomi permette di ridurre drasticamente, e in alcuni casi eliminare, gli effetti invalidanti dell’ictus); Ampliamento delle unità di emergenza ictus (in Italia servirebbero 300 Stroke Unit, ma oggi ne risultano operative meno di 170, concentrate principalmente al Nord); Attenzione alla fase di riabilitazione (negli ultimi anni il tempo medio di riabilitazione all’interno delle strutture ospedaliere si è fortemente ridotto, passando da sei mesi a circa 45 giorni; in questo modo molti dei costi sociali ed economici associati alla percorso di riabilitazione post ictus ricadono sui pazienti e le loro famiglie); Formazione professionale specialistica.
L’incontro di Bruxelles si inserisce nella campagna mondiale Sign against Stroke che ha visto tra l'altro lo sviluppo della Carta globale del paziente con fibrillazione atriale, patologia che rappresenta il principale fattore di rischio per l’ictus in persone con oltre 75 anni.
Fonte: HD HealthDesk Redazione 24 settembre 2015