Nuove prospettive nella riabilitazione del cammino e nella mobilità assistita nei soggetti con esiti di ictus.
Dott. Patrizio Sale, IRCSS San Raffaele Pisana, Roma
Il cammino è il modo più naturale
del corpo umano per muoversi da un posto ad un altro. E’ una delle azioni
volontarie automatizzate e si esprime nel ritmico alternarsi dei movimenti
degli arti inferiori che permettono il movimento del corpo in avanti mantenendone
contemporaneamente la stabilità il tutto sotto il controllo del nostro sistema
nervoso centrale e periferico. Esiti di lesioni cerebrali e non, possono portare ad una limitazione che in base al tipo e
alla sede della lesione ne determina la gravità. La riabilitazione delle
persone con disabilità motorie dell’arto inferiore post ictus è una delle sfide
che ogni giorno gli specialisti devono affrontare per poter restituire una
mobilità efficace. L’evoluzione medica e in generale quella scientifico/tecnologica
nel recupero delle abilità perse o non acquisite ha portato a un ampio scenario
di intervento che ha come finalità generale il miglioramento della qualità
della vita. Gli interventi sono sempre più mirati ad ottimizzare le abilità residue
con un guadagno finale della partecipazione nelle attività di vita quotidiana.
Nel campo della riabilitazione la ricerca in robotica ha fornito ad oggi validi
strumenti sia per promuovere il recupero funzionale del cammino sia in ambito
della mobilità vera e propria. In questo secondo ambito infatti passi da
giganti sono stati effettuati negli ultimi anni grazie all’utilizzo di nuovi
sistemi robotici esoscheletrici nati dalla ricerca militare e modificati per
renderli non solo strumenti per assistere il terapista nella sua pratica
quotidiana ma soprattutto per fornire un nuovo concetto di mobilità. Nella
corrente pratica clinica infatti esistono diversi tipi di robot , dai robot di
assistenza detti “companion robot”, macchine costruite per migliorare la qualità
della vita di persone anziane e disabili finalizzate all’incremento
dell’indipendenza personale, ai più complessi robot riabilitativi composti
sistemi meccatronici nati per la riabilitazione intesa come recupero di abilità
perse da usare in ospedale ai nuovi sistemi esoscheletrici all’avanguardia in
grado di far camminare, ad esempio, persone con gravi lesioni midollari oppure
persone con esiti di ictus che non riescono a recuperare un cammino funzionale.
Dunque oggi il robot non è più considerato un oggetto da utilizzare in ambiente
ospedaliero ma come uno strumento che in futuro prossimo potrà aiutarci nella
mobilità della vita quotidiana. L’Italia è una delle nazioni più
all’avanguardia per la progettazione, lo sviluppo e la sperimentazione clinica
di questi nuovi device. In ambito mondiale l’Italia è al quarto posto - dopo
Stati Uniti, Germania e il Giappone -
per numero di lavori pubblicati su riviste scientifiche internazionali
(fonte: go-pubmedfebbraio 2014) e in ambito clinico ad oggi ci sono5 studi
clinici in corso, registrati e certificati presso l’U.S. National Institutes of
Health, negli Stati Uniti (fonte ClinicalTrial.gov febbraio 2014).
Questi nuovi
esoscheletri sono in pratica delle protesi robotizzate indossabili, alimentate a
batterie e progettate per permettere di stare in piedi e camminare a chi ha
subito lesioni nervose di tipo centrali o periferici ed è costretto a
utilizzare la sedia a rotelle. In natura si definisce esoscheletro una
struttura esterna ad alcuni esseri viventi (soprattutto insetti) che fa da
sostegno per l’intero corpo della creatura e in ambito medico/ingegneristico
invece è considerato un apparecchio esterno, meccanico o meccatronico, in grado
di potenziare le capacità fisiche di colui che lo utilizza costituendo una
sorta corazza o di “muscolatura artificiale”. Contrariamente al normale
scheletro umano che sostiene il corpo dall’interno, un esoscheletro sostiene il
corpo dall’esterno. I primi prototipi
sono stati sviluppati negli anni Sessanta dall’esercito americano in
collaborazione con la General Electric per proteggere i soldati e per
permettere loro di sollevare e trasportare grandi pesi senza fatica, anche
camminando o correndo. Oggi in commercio ci sono diversi sistemi esoscheletrici
e i primi trial sperimentali di validazione sull’utilizzo in ambito medico e
domiciliare sono in fase di partenza nei soggetti con ictus. In un futuro
prossimo dunque avremmo nuovi sistemi di mobilità assistita che potranno
aiutare e supportare e persone con disabilita di origine neurologica.