Il Servizio sanitario nazionale potrebbe risparmiare circa 18 milioni di euro l’anno se si rivedesse il sistema di rimborso e codifica delle procedure di elettrofisiologia, adeguando il nostro Paese nell’accesso a cure innovative e diminuendo i rischi per i pazienti affetti da fibrillazione atriale, l'aritmia più diffusa nella popolazione generale e che costituisce la prima causa di ictus. Queste risorse potrebbero essere reimpiegate per le procedure di ablazione transcatetere, che sono oggi in grado di curare la quasi totalità delle tachiaritmie cardiache, ma in Italia sono ancora poco diffuse rispetto agli altri Paesi europei. Queste, in sintesi, le conclusioni dello studio Inadeguatezza del sistema di codifica e rimborso delle procedure di elettrofisiologia in Italia: identificazione delle criticità e proposta di revisione, presentato da Gianluca Botto, presidente Aiac (Associazione italiana aritmologia e cardiostimolazione), in occasione del convegno organizzato dall’Associazione culturale Giuseppe Dossetti, che si è svolto lunedì 15 febbraio a Roma.
La fibrillazione atriale, sostiene Botto, è una patologia molto pericolosa per le sue complicanze, ma oggi possiamo contare su innovazioni tecnologiche che consentono di effettuare trattamenti curativi e risolutivi. Secondo il presidente Aiac, però, l’attuale sistema di rimborso delle procedure elettrofisiologiche «presenta importanti criticità che ostacolano l’adeguata valorizzazione dell’elettrofisiologia in Italia». I rimborsi attualmente in vigore, precisa, non sono adeguati ai costi sostenuti, con il risultato che nel nostro Paese si registra «un’iniquità di accesso sul territorio a queste tecnologie, che rischiano di essere poco diffuse e valorizzate, quando potrebbero portare notevoli risparmi al Ssn e al tempo stesso minori rischi per i pazienti». Anche Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell'Associazione Dossetti, ha condiviso e sottolineato l'importanza dello studio Aiac, «perché fornisce agli stakeholder uno strumento indispensabile per pensare alla politica sanitaria in termini nuovi, uscendo dalla logica pericolosa e perversa dei tagli e della spending review realizzata in palese noncuranza dell'articolo32 della Costituzione».
Fonte: HD HealtDesk, redazione, 15 Febbraio 2016