Novità scientifiche

MEDICINA E RICERCA Quella relazione pericolosa tra fibrillazione atriale e ictus cerebrale

02 Novembre 2015

di Filippo Crea (direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli di Roma) e Danilo Toni, Responsabile della Stroke Unit del Policlinico Umberto I di Roma

Sono circa 1 milione le persone con fibrillazione atriale e questa aritmia è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici. La prevalenza della FA, attualmente pari all’1,5-2% della popolazione generale (ma al di sopra degli 80 anni interessa quasi una persona su dieci) è destinata ad aumentare notevolmente a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Le condizioni predisponenti o che favoriscono la progressione della malattia sono: ipertensione arteriosa, obesità, diabete mellito, insufficienza renale cronica, ipertiroidismo e tutte le malattie cardiache organiche (cardiopatie congenite, scompenso cardiaco). Inoltre possono favorire la FA l'abuso di alcol, droghe e caffeina. In molti casi comunque, la FA si manifesta in assenza di fattori predisponenti. Chi è affetto da FA vede aumentare di 4 volte il rischio di ictus tromboembolico, che risulta in genere molto grave e invalidante; questa forma di ictus determina una mortalità del 30% entro i primi tre mesi dall'evento e lascia esiti invalidanti in almeno il 50% dei pazienti. E' di fondamentale importanza intercettare più rapidamente possibile i pazienti con FA. Una volta fatta la diagnosi, il passaggio successivo consiste nello stabilire la necessità di una terapia anticoagulante per ridurre il rischio d'ictus e nella identificazione di cause predisponenti sottostanti che spesso necessitano di cure specifiche. Da qualche anno, anche in Italia, è arrivata la nuova generazione degli anticoagulanti orali che, rispetto ai vecchi farmaci, presentano molti vantaggi: non presentano interferenze con gli alimenti, conservano solo poche interazioni pericolose con altri farmaci ma soprattutto va evidenziata una grande praticità d'uso, considerando che non è necessario ricorrere al dosaggio dei parametri della coagulazione per regolarne la posologia. Tutto questo determina una maggiore aderenza alla cura rispetto al passato.

La cura principale dell'ictus è la gestione di pazienti nelle Unità Ictus, ovvero reparti dedicati dove neurologi ed infermieri esperti in patologia cerebrovascolare procedono alla stabilizzazione neurologica e clinica generale secondo linee guida nazionali ed internazionali. Solo nelle Unità Ictus, i pazienti con ictus ischemico selezionati possono essere sottoposti a terapia di rivascolarizzazione come la trombolisi intravenosa e la trombectomia meccanica (cioè l'asportazione del trombo occludente mediante appositi strumenti inseriti nell'arteria occlusa). In questa sede, inoltre, i pazienti sono sottoposti anche a trattamento riabilitativo precoce, altro punto di fondamentale importanza nella prospettiva di un ottimale recupero funzionale. 

Secondo quanto riportato nel decreto Lorenzin dello scorso giugno, in Italia ci dovrebbe essere un centro ictus di primo livello, dove poter fare la trombolisi intravenosa, ogni 150.00-300.000150.00-300.000 abitanti ed un centro di secondo livello, dove poter fare oltre alla trombolisi intravenosa anche la trombectomia meccanica, ogni 600.000-1.200.000. Globalmente, quindi, dovremmo avere circa 300 centri, di cui circa 240 di primo livello e circa 60 di secondo livello. Attualmente, invece, abbiamo in tutto 175 centri, fra i quali 53 hanno strutture per poter effettuare i trattamenti endovascolari. 
Purtroppo, la distribuzione sul territorio nazionale è disomogenea, con una copertura da ottima a buona nel centro-nord ed insufficiente nel centro-sud. Inoltre è necessario sviluppare in maniera adeguata la connessione in rete fra centri di primo e di secondo livello, per poter assicurare le terapie più avanzate a tutti i pazienti che abbiano le indicazioni cliniche ad essere trattati. Attualmente, infatti, vengono trattati ogni anno solo il 35% dei pazienti che hanno indicazione alla trombolisi intravenosa e addirittura meno del 10% di quelli che avrebbero indicazione alla trombectomia meccanica.

Una corretta prevenzione con il controllo dei fattori di rischio, il riconoscimento tempestivo dei sintomi e la possibilità di poter ricevere, in tempi brevi, assistenza medica e cure appropriate sono elementi fondamentali per limitare l'impatto dell'ictus cerebrale, sui cittadini e sul SSN, altrimenti devastante. Questi i messaggi chiave della campagna mondiale di cui la Federazione A.L.I.Ce. Italia Onlus si fa portatrice nel nostro Paese.

 

Fonte: Redazione de“Il Sole 24 Ore Sanità”- 29 ottobre 2015

 

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