Prevenzione e aderenza alla terapia. Sono queste le armi vincenti contro le malattie cardiovascolari, prima causa di morte in Italia. Il colesterolo resta un sorvegliato speciale
Fumo, pressione alta, elevati livelli di colesterolo, sovrappeso, diabete, inquinamento, stress. Non ce ne facciamo mancare nessuno. I fattori di rischio delle patologie cardiovascolari sono tutti nell’elenco delle cattive abitudini degli italiani. Tanto che nel “Global Burden of Disease” pubblicato da Lancet il nostro Paese finisce al ventesimo posto per lo stato di salute dei cittadini. È un dato che ha fatto riflettere gli esperti della Fondazione Italiana per il Cuore (FIpC) e Conacuore che, in occasione della Giornata Mondiale per il Cuore (29 settembre) promossa dalla World Heart Federation, si sono confrontati sul legame tra rischio cardiovascolare e colesterolo.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Europa e in Italia e si prevede che nel 2030 i decessi annui aumenteranno da 17 a 23 milioni. Cosa si può fare per interrompere questa tendenza? Se lo sono chiesti gli ideatori della campagna “25by25” lanciata nel 2014 dalla Fondazione Italiana per il Cuore, su invito della World Heart Federation, con un obiettivo ambizioso: ridurre del 25 per cento la mortalità precoce per malattie non trasmissibili entro il 2025. A partire dalle malattie cardiovascolari che rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali.
Da dove partire? Tra i principali indiziati c’è il colesterolo: i livelli elevati favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche, responsabili di gravi eventi cardiocerebrovascolari, quali angina pectoris, infarto del miocardio, ictus cerebrale, morte improvvisa.
L’Istituto Superiore di Sanità stima che il 36 per cento degli uomini e il 40 per cento delle donne italiane superino la soglia massima stabilita dalle linee guida internazionali.
L’ipercolesterolemia, però, non dipende solo dalla sbagliate abitudini alimentari. Quella familiare è una condizione ereditaria associata ad alti livelli di colesterolo "cattivo" (Ldl) e può predisporre un soggetto a malattie cardiovascolari precoci.
«Un ’importante azione di prevenzione di queste patologie -commenta Giovanni Spinella, Presidente dell’Associazione Conacuore - a partire dalla conoscenza dei fattori di rischio più diffusi, dall’adozione di sane abitudini alimentari (ivi compreso l’eccessivo consumo di sale da cucina) e corretti stili di vita, fino ad arrivare all’implementazione di tutta una serie di politiche atte a favorire percorsi di sensibilizzazione, conoscenza e prevenzione per la cittadinanza, anche rispetto alla morte cardiaca improvvisa, non può che avere ricadute positive in termini di salute e di vite per la popolazione e di costi per il sistema sanitario nazionale».
L’impatto economico delle malattie cardiovascolari per il Ssn è di circa 16 miliardi di euro all’anno ai quali vanno aggiunti circa 5 miliardi di euro calcolabili come perdita di produttività. La ricetta per risparmiare prevede due ingredienti fondamentali: prevenzione, e migliore adesione alle terapie. È stato calcolato che con un livello di aderenza alla terapia del 70 per cento si avrebbe per l’Italia un risparmio pari a circa 100 milioni di euro.
Fonte: HD HealthDesk redazione, 30 Settembre 2016