Novità scientifiche

LO STUDIO Il mal di testa apre la porta a infarto e ictus

21 Febbraio 2018

Chi soffre di invalidanti emicranie è più esposto al rischio di malattie cardiovascolari

Insieme al fumo, al peso e allo stile di vita, l’emicrania dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per le malattie del cuore. Lo dimostra uno studio pubblicato sul Bmj

“L’emicrania dovrebbe essere considerata un fattore di rischio potente e persistente per la maggior parte delle malattie cardiovascolari sia negli uomini che nelle donne”. Gli autori di uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal non hanno dubbi: l’emicrania è associata a un maggior rischio di infarto, ictus, trombosi e aritmie.  

Questa conclusione, che non farà certo piacere al miliardo di persone nel mondo affette da ricorrenti e invalidanti mal di testa, arriva da una indagine condotta dall’Aarhus University Hospital, in Danimarca e dalla Stanford University negli Usa. 

I ricercatori hanno voluto confrontare la frequenza di episodi cardiovascolari nelle persone che soffrono di emicrania e in quelle libere da questo disturbo. E per farlo hanno analizzato un campione di tutto rispetto: i dati di 51 mila persone con emicrania sono stati confrontati con i dati di 510mila persone “migraine free”. 

Le informazioni sono state raccolte dal database danese, Danish National Patient Registry, per un periodo di 19 anni, dal 1995 al 2013. Dallo studio è emerso che per ogni persona con emicrania ce ne sono dieci senza e che l’età media della diagnosi è di 35 anni. 

Durante il periodo di osservazione di 19 anni, i ricercatori hanno trovato un’associazione tra l’emicrania e l’infarto, l’ictus, la formazione di coaguli di sangue e le aritmie cardiache. 

Per rendere l’idea di quanto sia consistente questa associazione, i ricercatori hanno ristretto l’analisi a un gruppo di 1000 persone. In questo gruppo hanno avuto un attacco di cuore 25 persone con emicrania e 17 senza mal di testa. Non solo: 45 persone con emicrania hanno avuto un’ischemia cerebrale in confronto a 25 senza emicrania.  L’associazione resta valida anche dopo aver escluso altri fattori di rischio come l’indice di massa corporea e l’abitudine al fumo. 

L’emicrania non sembrerebbe invece collegata in alcun modo allo scompenso cardiaco e alla arteriopatia periferia. 

«Ora abbiamo molte prove del fatto che l'emicrania dovrebbe essere presa sul serio come un fattore di rischio cardiovascolare forte - hanno detto Tobias Kurth e i colleghi in un editoriale collegato allo studio -  ma gli interventi per ridurre si fanno attendere da tanto tempo.  Sfortunatamente, i finanziamenti per la ricerca sull'emicrania sono stati seriamente trascurati». Dall’indagine del Bmj emergono altri dati interessanti: l’associazione, soprattutto per quanto riguarda l’ictus, emerge in modo più evidente nel primo anno dalla diagnosi, i pazienti più a rischio sono quelli che soffrono di emicrania con aurea e le donne sono più esposte degli uomini.  

«Sarebbe importante sapere - scrivono gli autori - se le strategie di prevenzione nei pazienti affetti da emicrania possano ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari». E chiedono alle agenzie di ricerca pubbliche di «agire rapidamente investendo in studi prospettici per saperne di più». 

Fonte: HealthDesk, redazione 19 febbraio 2018

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