Allenamenti di elevata intensità riducono del 90 per cento il rischio di declino cognitivo
Camminare non basta. Per mantenere il cervello in salute bisogna allenarsi sudando. Uno studio dedicato alle donne di mezza età: un’attività fisica intensa allontana il rischio di disturbi della memoria e défaillance del ragionamento
Palestra, piscina, corsa, bicicletta. Va bene tutto purché si sudi. L’invito a muoversi fino a ad avere il fiatone arriva da uno studio appena pubblicato su Neurology ed è destinato a tutte le donne di mezza età. Un’attività fisica ad alto impatto cardiovascolare riduce del 90 per cento il rischio di sviluppare demenza. E se i disturbi di memoria e di concentrazione dovessero comunque manifestarsi, nelle donne più allenate arriverebbero 11 anni più tardi rispetto a quelle che svolgono un’attività fisica moderata. Due scenari sono possibili. Nel primo, una sportiva quarantenne in ottima forma fisica si allena più volte a settimana fino allo sfinimento: i primi segnali di demenza compariranno a 90 anni. Nel secondo, una coetanea meno attiva si accontenta di allenamenti poco faticosi: le prime defiance del cervello arriveranno a 79 anni.
I ricercatori hanno analizzato i dati di 191 donne svedesi di età compresa tra i 38 e i 60 anni. All’inizio dello studio, nel 1968, tutte le partecipanti di mezza età sono state sottoposte a un test di prestanza fisica su una cyclette che richiedeva di pedalare a oltranza fino a non poterne più. Il risultato di quel test si è rivelato un affidabile indicatore della futura salute cerebrale.
Tutte le donne sono state monitorate per 44 anni. Nel gruppo delle donne che avevano ottenuto un punteggio basso, il 32 per cento è andato incontro a demenza durante il periodo di osservazione. La percentuale scendeva al 25 per cento nel gruppo delle donne con un punteggio medio e arrivava al 5 per cento nel gruppo delle sportive vere con le performance atletiche migliori. I dati più preoccupanti sono emersi nel gruppo delle donne più sedentarie, quelle che non erano riuscite neanche a completare l’esercizio. In questo caso il 45 per cento delle partecipanti ha sviluppato demenza.
Che la sedentarietà fosse nemica giurata del sistema circolatorio era già noto da tempo, ma gli effetti sul cervello erano meno conosciuti.
I ricercatori sospettano che siano i problemi cardiovascolari, come la pressione alta, a rendere le donne pigre più esposte al rischio di demenza con il passare degli anni. L’associazione tra salute del cuore e salute del cervello resta tuttavia oscura. E ancora non è chiaro come mai una donna di mezza età che si butti a capofitto nell’attività sportiva riesca ad allontanare così tanto il declino cerebrale.
Potrebbe dipendere, ipotizzano gli scienziati, dal ben noto impatto del movimento sui fattori di rischio cardiaci: abbassamento della pressione, mantenimento del peso forma, riduzione del colesterolo ecc.
Una buona salute cardiovascolare permetterebbe inoltre di aumentare il flusso sanguigno al cervello.
Lo studio, è vero, possiede alcuni evidenti limiti: il campione analizzato è poco numeroso, il test sulle performance atletiche è stato eseguito una sola volta e le partecipanti erano tutte donne svedesi forse poco rappresentative di altre popolazioni. Nonostante questo il messaggio iniziale resta valido: allenarsi sudando fa bene al cuore e al cervello.
Fonte: HealthDesk, redazione, 21 marzo 2018