Attivi, autosufficienti e tutto sommato in buona salute. «La “generazione argento” nel 2017 è contraddistinta nel complesso da un buono stato fisico, psichico ed emotivo», afferma Francesca Merzagora, Presidente di Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna, in occasione della presentazione dell’indagine “Essere anziani nel 2017” oggi a Milano nell’ambito del convegno “Il mondo invecchia: assistenza e gestione dell’anziano”.
L’indagine, condotta su un campione di oltre 300 persone dai 70 anni in su, fornisce una fotografia degli anziani di oggi con molte luci e qualche ombra. L’83 per cento degli intervistati si dichiara autosufficiente, con uno stato di salute fisico e psichico buono anche se più della metà è affetto da una malattia cronica o un disturbo significativo di salute. Nella maggior parte dei casi gli over 70 conducono una vita attiva e coltivano i rapporti con gli amici e i parenti. Il 43 per cento degli intervistati si dichiara mediamente soddisfatto della propria vita e la metà si definisce felice anche se ritiene che la vecchiaia imponga molte rinunce (58%). Ma solo il 30 per cento pensa che possa offrire nuove opportunità e stimoli.
Invecchiare fa paura al 41 per cento del campione. Il timore più grande è la perdita dell’autosufficienza (il 72% la teme molto), seguono le malattie (51%), le limitazioni nel movimento (50%), il dolore e la sofferenza (49%), l’instabilità psichica (45%).
«La cura della singola malattia che ha permesso di allungare la sopravvivenza di molti pazienti - spiega Luigi Bergamaschini, Direttore dell'Unità Operativa Complessa 2 dell'ASP IMMeS e Pio Albergo Trivulzio e Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria dell'Università Statale di Milano - è risultata inefficace nel ritardare, migliorare o prevenire la comorbilità durante l’invecchiamento. Per tale motivo le organizzazioni sanitarie internazionali auspicano la messa in atto di progetti trasversali di ricerca biogerontologica necessari per comprendere le differenze nel processo di invecchiamento tra le razze, tra i singoli individui e tra i sessi e per cosi attuare una efficace medicina preventiva nell’invecchiamento».
Fonte: HealthDesk, redazione, 16 giugno 2017