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Le malattie ci fanno invecchiare. SIBioC propone lo “score” della salute indipendentemente dall’età

No, la vecchiaia non fa ammalare. Sono piuttosto le malattie a farci invecchiare. È questo il messaggio principale che verrà lanciato alla conferenza strategica della SIBioC - Medicina di Laboratorio (Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica) il 21 e 22 maggio a Roma, che precederà il congresso mondiale EuroMedLab e Worldlab 23.

24 Maggio 2023

Cambio di paradigma

«Il tempo non è di per sé una causa di malattie e di alterazioni morbose che si verificano nel nostro organismo; sono semmai queste malattie che, quando si sviluppano, ci rendono dei vecchi. In altre parole, se noi riusciamo a prevenire in modo efficace, attivo e personalizzato le malattie, possiamo arrivare a tarda, tardissima età con una efficienza fisica e mentale molto prossima a quella di una persona giovane», dice Franco Salvatore, biochimico, professore emerito di Biochimica umana all’Università Federico II di Napoli, presidente dell’istituto Ceinge – Biotecnologie Avanzate.

Diversi studi scientifici hanno evidenziato come, agendo sull’ambiente, si possa aumentare la durata della vita in ottima salute.

«Per quanto riguarda l’uomo sono stati fatti numerosi studi negli ultimi 20 anni e tutti ci dicono che invecchiare male non dipende, se non in minor parte, dai geni. Lavori effettuati su gemelli monozigoti con lo stesso Dna, dimostrano che le probabilità di una vita breve o lunga, o il rischio di sviluppare un cancro, dipendono solo per il 25 per cento dal corredo genetico. Per il 75 per cento influiscono alimentazione, esercizio fisico, regole igieniche, prevenzione, ambiente eccetera. Addirittura, un recente e vastissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica Genetics dimostra come la longevità dipende solo per il 10 per cento e forse meno da fattori genetici ereditari», spiega Salvatore.

Per restare liberi da malattie “invecchianti” la cosa più importante è sapere ad ogni età della vita come tutti questi fattori ambientali e genetici si riflettono nel nostro stato di salute. In modo da prendere provvedimenti conoscendo i nostri potenziali punti deboli non appena qualcosa accenna ad andare storto.

E qui nasce l’idea dello “score”, ovvero di un punteggio che combinando i dati rivelati dalla medicina di laboratorio e da altre tecniche diagnostiche con il nostro corredo genetico e con il nostro ambiente/stile di vita, possa in ogni momento dirci, con una grandezza misurabile, come stiamo. Ovvero quanto il nostro organismo è efficiente. Indipendentemente dall’età.

«A questo stiamo lavorando al Ceinge. È, come si può immaginare, un progetto estremamente complesso. Per arrivare allo score, bisogna costruire una sorta di cartella clinica evolutiva, come l’ha definita qualcuno, un protocollo. Dati genomici, valutazioni neurologiche e comportamentali e circa 50 test di medicina di laboratorio. Tutti questi dati, che costituiscono un complesso profilo biologico individuale di una persona, dovrebbero essere combinati e sintetizzati in un valore numerico, lo score appunto. Un valore numerico che esprima lo stato di salute. Ripetendo periodicamente lungo tutta la vita queste indagini potremmo avere in ogni momento uno indicatore capace di dirci che cosa va bene e che cosa invece presenta imperfezioni o deviazioni da correggere, nel nostro organismo. Insomma, una prevenzione primaria e secondaria ultrapersonalizzata, basata su dati certi ricavati da esami di laboratorio o strumentali», spiega Salvatore.

Fonte: HealthDesk articolo di redazione 18 maggio 2023

A.L.I.Ce. Italia ODV

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