LA NOSTRA CITTA’ SI ILLUMINA DI VIOLA IN OCCASIONE DELLA XVII GIORNATA NAZIONALE
Genova, 16 ottobre 2024 – “L’afasia ti lascia senza parole” è il messaggio condiviso in occasione della Giornata Nazionale dell’Afasia che si celebra in tutta Italia il prossimo 19 ottobre e, in occasione della quale, con il patrocinio del Comune di Genova, la nostra città e in particolare la fontana di piazza De Ferrari si illumina di viola ciclamino.
A.L.I.Ce. Liguria Odv, l’Associazione per la Lotta all’ictus cerebrale, conferma il proprio impegno nell’informare e sensibilizzare la popolazione su questa patologia che colpisce ogni anno in Italia circa 100.000 persone, affrontandola a 360°, dalla prevenzione al post ictus e, in particolare, sulle conseguenze che questo comporta non solo per la persona che ne è colpita, ma anche per il familiare o caregiver.
Tra le conseguenze maggiormente disabilitanti, che hanno infatti un impatto devastante sulle attività della vita quotidiana, sull’autonomia, sulle relazioni e, in generale, sulla qualità della vita delle persone colpite, dei loro familiari e dei caregiver c’è l’afasia, un disturbo del linguaggio che colpisce circa il 30% di chi ha avuto un ictus cerebrale. Alcune persone afasiche hanno difficoltà quando devono esprimersi verbalmente mentre può rimanere intatta la capacità di comprensione del linguaggio; altre, invece, riscontrano difficoltà quando si tratta di comprendere quello che viene loro detto. La gravità, ovviamente, è estremamente variabile e dipende sia dalla sede che dalla dimensione del danno cerebrale.
“Sono circa 3600 i nuovi casi di ictus che ogni anno si verificano nella nostra Regione – dichiara il Dr. Massimo Del Sette, Direttore U.O.C. Neurologia Policlinico San Martino I.R.C.C.S.; il volume di attività si è incrementato rispetto a quello dello scorso anno: da ottobre ’23 a ottobre 2024 sono stati ricoverati circa 880 pazienti presso il Centro Ictus del Policlinico e sono stati eseguiti più di 300 trattamenti con trombolisi e più di 200 trombectomie meccaniche. L’intervento precoce e tempestivo è fondamentale ed è necessario che chi manifesta anche solo uno dei sintomi (tra i più comuni ricordiamo: difficoltà nel parlare correttamente; alterazione della vista, in particolare perdita di una parte del campo visivo; deviazione della bocca; deficit di forza o di sensibilità da un lato del corpo; alterazione dell'equilibrio; stato confusionale) chiami immediatamente il 112 (o il 118) per essere portato il più rapidamente possibile negli ospedali dotati dei centri organizzati per il trattamento di questa malattia, cioè le Unità Neurovascolari (Centri Ictus o Stroke Unit), in modo da poter arrivare velocemente in Ospedale. In questo modo è possibile ridurre il rischio di mortalità ma soprattutto gli esiti di disabilità, spesso invalidanti, causati da questa malattia. L’ictus è infatti una patologia tempo-dipendente: i risultati finali della terapia dipendono dalla precocità con cui si interviene. “La gestione di chi è colpito da ictus prevede il lavoro coordinato di un'equipe multiprofessionale che vede collaborare neurologi, personale infermieristico, fisiatri, terapisti della riabilitazione, foniatri e logopedisti" evidenzia infine il Dr. Del Sette.
Il logopedista, che si occupa di tutti i problemi della comunicazione, soprattutto quelli di natura foniatrica e neurologica, è la figura chiave in caso di afasia. La durata del trattamento è variabile e può durare tutta la vita, anche se il lavoro più intenso e importante è quello che si svolge nei primi 12 mesi; dopo questa prima fase, ci si può concentrare su quella che può essere considerata “riabilitazione sociale”. I disturbi del linguaggio, così come quelli della articolazione e della deglutizione, vanno valutati e monitorati da subito per capire prima di tutto se la persona
comprende il linguaggio o se ha necessità di supporti comunicativi per quegli scambi di informazioni che spesso e nell’immediato sono indispensabili.
Fondamentale è l’approccio riabilitativo che oggi, è centrato non solo su chi è stato colpito da ictus, ma anche sulla comunità circostante, prima di tutto la famiglia, che deve avvicinarsi a queste nuove modalità di comunicazione. La 'riabilitazione sociale' è meno legata all’ospedale e prevede un percorso di adattamento costante. Oltre a logopedia, fisioterapia e terapia occupazionale c’è un altro strumento riabilitativo che sta emergendo come molto utile: la musicoterapia, che contribuisce ad attivare canali diversi da quelli verbali generalmente utilizzati.
Spesso chi non riesce ad articolare le frasi più semplici, nel sentire i primi accordi di un brano si lascia andare e si unisce alle altre voci di chi ha trovato nel canto un nuovo mezzo di espressione e comunicazione, anche solo accompagnando la musica e i testi con semplici vocalizzi o sillabe. Per questo motivo, A.L.I.Ce. Trieste, A.L.I.Ce. Ravenna, A.L.I.Ce. Liguria, A.L.I.Ce. Cuneo, A.L.I.Ce. Valle d’Aosta, A.L.I.Ce. Firenze, ad esempio, hanno ciascuna dato vita ad un “Coro degli afasici”, composto da persone che, con incontri di gruppo settimanali, si riuniscono per esercitarsi in occasioni che favoriscono anche la socializzazione e il benessere psicofisico. La musicoterapia serve infatti per lavorare sul ritmo, legandolo alla parola, aiuta il recupero del linguaggio e crea serenità: è stato appurato che molte persone colpite da afasia non riescono a parlare ma riescono a cantare perché la musica e il linguaggio verbale non sono “gestiti” dallo stesso emisfero cerebrale.