Novità scientifiche

LA PROMESSA. Un farmaco made in Italy dimezza i danni dell’ictus

21 Ottobre 2015

Finora è stato testato solo su modelli animali. Funziona fino a sei ore dopo l’infarto cerebrale. Presto la sperimentazione sull’uomo

Una molecola in grado di arginare i danni causati dall’ictus riducendone la portata fino al 50 per cento. A metterla a punto un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) dell’Università degli Studi di Torino. 

Il cervello, come ogni altro organo del corpo umano, ha bisogno di nutrimento e ossigeno per funzionare. Queste sostanze vengono trasportate attraverso i vasi sanguigni e, quando il flusso sanguigno diretto al cervello è bloccato, si verifica un’ischemia cerebrale che genera la progressiva morte dei neuroni. In questo fenomeno un ruolo importante è svolto dalla proteina MKK7. 

E proprio su questa si è concentrata l’attenzione dei ricercatori che hanno messo a punto una sostanza in grado di inibirla, denominato GADD45Beta. 

L’inibitore è stato sperimentato finora su modelli animali e la ricerca, pubblicata sulla rivista Cell Death and Disease, ha dimostrato che funziona anche sei ore dopo l’infarto cerebrale ed è in grado di ridurre il danno del 50%. 

«Attualmente non ci sono farmaci approvati per il trattamentoGADD45Beta, NICO Torino, Alessandro Vercelli dell’ictus ad eccezione dell’attivatore tissutale del plasminogeno (rT-PA) che ha caratteristiche che ne limitano l’efficacia. Quindi il nuovo composto rappresenta una buon risultato ed è importante sottolineare che anche 6 ore dopo l’infarto protegge sempre il danno al 50%», ha commentato la responsabile del Laboratorio di Morte Neuronale e Neuroprotezione dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri  Tiziana Borsello. 

«Con le dovute verifiche, passando per la sperimentazione clinica questa potrebbe rappresentare una prospettiva nuova, in grado di ridurre significativamente i volumi d’infarto cerebrale e di conseguenza anche i deficit, con maggiori possibilità di recupero», ha aggiunto il direttore del NICO dell’Università di Torino Alessandro Vercelli.

Fonte: Redazione HD HEALTHDESK  20 OTTOBRE 2015

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