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La lotta al fumo sembra una battaglia persa. Nel 2019 nel mondo il tabacco ha provocato 8 milioni di morti

30 Giugno 2021

L’indagine

Interpretare il calo percentuale del numero dei fumatori come un risultato positivo significa illudersi di un progresso che non c’è stato. In numero assoluto i fumatori sono infatti aumentati negli ultimi trent’anni. Non è cambiato neanche il dato sull’età: si comincia sempre a fumare da giovani

I dati specifici di 204 Paesi ricavati da più di 3.600 indagini nazionali, con informazioni puntuali sul numero dei fumatori, sulla loro età, su quante sigarette fumano, su quali prodotti alternativi consumano. C’è tutto quello che bisogna sapere sull’uso del tabacco nel mondo nei tre studi pubblicati su The Lancet and The Lancet Public Health in vista del  World No Tobacco Day del 31 maggio e non si tratta di buone notizie. Nel 2019 il fumo ha provocato 8 milioni di morti nel mondo (un decesso su cinque nella popolazione maschile può essere attribuito al fumo). Il 90 per cento dei fumatori sviluppa la dipendenza dal tabacco entro i 25 anni. Il consumo del tabacco da masticare non è mai diminuito ed è sempre più diffuso tra i giovanissimi.  

I progressi nella lotta al fumo non hanno viaggiato allo stesso ritmo nei diversi Paesi del mondo. E come sempre il valore della media dei dati non dice nulla sugli estremi. È vero che nel complesso il numero dei fumatori dal 1990 a oggi si è ridotto del 27,5 per cento tra gli uomini e del 37,7 per cento nelle donne, ma è altrettanto vero che in 20 Paesi si è registrato un notevole aumento dei fumatori tra gli uomini e in 12 Paesi si è avuta la stessa tendenza tra le donne. 

Inoltre, in metà dei Paesi il calo dei fumatori non è andato di pari passo con l’aumento della popolazione, cioè la percentuale di fumatori rispetto alla popolazione generale potrà anche essere diminuita in confronto agli anni precedenti ma, data la crescita demografica, il numero assoluto dei fumatori è aumentato. 

I decessi da fumo

Il dato più infausto è contenuto nello studio dedicato alle tendenze degli ultimi trent’anni: il fumo nel 2019 ha provocato 8 milioni di morti, di cui 1,7 milioni per ischemia cardiaca, 1,6 milioni per malattia polmonare cronico ostruttiva, 1,3 milioni per tumori alla trachea, ai bronchi, ai polmoni e 1 milione per ictus (gli altri per altre cause). Smettere di fumare allunga la vita: circa l’87 per cento dei decessi attribuibili al fumo si è verificato tra i fumatori e solo il 6 per cento dei decessi attribuibili al consumo di tabacco si è verificato tra ex fumatori che avevano spento la loro ultima sigaretta 15 anni prima. 

Quanto e dove si fuma di più

Un pacchetto da 20,3 miliardi di sigarette al giorno. È quanto in media fuma il mondo intero. Nel 2019 tra sigarette, sigari, pipe e affini sono state consumate 7,4 trilioni prodotti a base di tabacco. Un uomo su tre e una donna su 5 nel mondo fuma in media 20 sigarette al giorno. 

Attualmente nel mondo ci sono 1,1 miliardi di fumatori e di questi uno su tre (340 milioni) vive in Cina.

Dieci Paesi con il maggior numero di fumatori di tabacco nel 2019 ospitano i due terzi di tutti i fumatori del mondo e sono Cina, India, Indonesia, Stati Uniti, Russia, Bangladesh, Giappone, Turchia, Vietnam e Filippine.

Chi non fuma da giovane resta un non fumatore

Nella metà dei Paesi analizzati i tentativi di allontanare i giovani dal fumo, quando ci sono stati, hanno fallito. Due terzi di tutti i fumatori attuali hanno iniziato a fumare all'età di 20 anni e l’89 per cento dei nuovi fumatori sviluppa dipendenza prima dei 25 anni. Ed è un problema perché il successo della lotta al fumo dipende in gran parte dalla capacità di tenere i giovani a debita distanza dalle sigarette tradizionali e da tutti i prodotti alternativi. È molto probabile, infatti, che chi non fuma prima dei 25 anni rimanga un non fumatore per tutta la vita.

«Questa finestra di tempo è un’opportunità fondamentale per gli interventi che possono impedire ai giovani di iniziare a fumare e migliorare la loro salute per il resto della loro vita», afferma la Emmanuela Gakidou, dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Seattle e autrice senior dello studio dedicato al consumo di tabacco tra i giovani.  

Nel 2019 si contavano 155milioni di fumatori di età compresa tra i 15 e i 24 anni, un dato che corrisponde al 20 per cento della popolazione maschile di quella fascia di età e al 5 per cento della popolazione femminile.

Ancora una volta il dato della media globale non può essere celebrato come un successo condiviso. La prevalenza del fumo tra i giovani è diminuita tra il 1990 e il 2019 del 32,9 per cento tra i maschi e del 37,6 per cento tra le donne, ma i progressi di alcuni Paesi si perdono come gocce nell’oceano osservando il quadro generale. Solo 81 nazioni hanno ottenuto una significativa riduzione del consumo di tabacco tra i giovani. In più della metà dei Paesi non c’è stato alcun cambiamento.  

In Bulgaria, Croazia, Lettonia, Francia, Cile, Turchia, Groenlandia e in cinque isole del Pacifico più di un giovane su tre è un fumatore. 

La prima sigaretta si accende in media a 19 anni, ma in Danimarca per esempio l’età media dei nuovi fumatori scende a 16,4 anni.

Il tabacco da masticare 

Si trattiene tra la guancia e la gengiva per qualche minuto poi lo si sputa. Contiene nicotina e dà assuefazione. Il tabacco da masticare è una pratica inusuale in alcuni Paesi ma molto diffusa in altri. L’India ne è il principale consumatore al mondo con 185,5 milioni di persone che abitualmente usano questo prodotto che corrisponde al 68 per cento di tutti i consumatori di tabacco da masticare del mondo (273,9 milioni).

«I rischi per la salute del tabacco da masticare sono ben documentati, tra cui l’aumento del rischio di cancro orale. Mentre la prevalenza globale del fumo è diminuita, quella del tabacco da masticare no, suggerendo che gli sforzi di controllo hanno avuto effetti maggiori sulla diffusione del fumo che su quella del tabacco da masticare in alcuni Paesi. Sono necessarie normative e politiche più severe mirate specificamente al consumo del tabacco da masticare, specialmente nei paesi dell'Asia meridionale», afferma Parkes Kendrick, autore principale dello studio sul tabacco da masticare. 

Gli interventi necessari

Tassare le sigarette funziona, dicono gli esperti, ma sono in pochi ad averlo fatto.  Tra il 2008 e il 2018, il costo delle sigarette è aumentato solo nel 33 per cento dei Paesi a basso reddito rispetto al 38 per cento dei Paesi a reddito medio e al 72 per cento dei Paesi ad alto reddito. 

L’unica eccezione tra i Paesi poveri è il Madagascar che ha introdotto la tassa sul tabacco all'aliquota raccomandata dall'OMS.

In quasi tutti i Paesi esiste il divieto di acquisto delle sigarette per i minori di 16 o 18 anni, ma dato che tre quarti dei fumatori iniziano all'età di 21 anni gli autori suggeriscono di alzare ancora di più il limite anagrafico come già previsto da alcuni Paesi, come Stati Uniti, Uganda, Honduras, Sri Lanka, Samoa e Kuwait. 

Il fumo, poi, non dovrebbe essere profumato. Tutti gli aromi, compreso il mentolo, dovrebbero essere banditi dai prodotti contenenti tabacco, sostengono i ricercatori, per ridurre l’interesse dei giovani (che invece è proprio quello che le aziende vogliono catturare). 

Fonte: HealthDesk articolo di redazione 31 maggio 2021

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