Consumi, appropriatezza e costi dei percorsi assistenziali di 11 Asl sono passati sotto la lente di ingrandimento della ricerca che ha preso in esame cinque patologie croniche
Difficoltà nella presa in carico nelle fasi di follow up sia per la patologie a “bassa” che per quelle ad “alta sopravvivenza”, consumi sanitari più elevati per i pazienti con comorbidità e forti scostamenti dei costi da un’azienda all’altra. È una realtà ancora tutta in movimento quella fotografata dalla ricerca sui “Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) per le patologie croniche”, condotta dalla Fiaso (Federazione di Asl e ospedali) con il Cergas Bocconi.
L’obiettivo principale dell’indagine, condotta grazie al coinvolgimento di 11 Asl e il sostegno incondizionato di Roche, è conoscere cosa viene erogato ai pazienti allo scopo di fornire solide basi ai processi di cambiamento che le aziende sanitarie locali devono avviare per far fronte alla sfida della cronicità, elaborando il primo benchmarking interaziendale tra ben 11 realtà.
Consumi, appropriatezza e costi dei percorsi assistenziali sono passati sotto la lente di ingrandimento della ricerca, che ha preso in esame cinque patologie croniche: ictus, scompenso cardiaco, tumore al polmone, artrite reumatoide e Bpco.
Per queste patologie sono stati così richiesti e investigati i dati sui ricoveri, gli accessi al pronto soccorso, i bisogni farmaceutici, l’assistenza domiciliare, le prestazioni specialistiche, protesiche e integrative dei pazienti cronici afferenti al campione selezionato dalle singole Asl rispetto a un predefinito stadio della malattia. A questo punto sono stati rilevati i rispettivi consumi, fino a individuarne il mix medio per percorso assistenziale e gli scostamenti intra e inter-aziendali. Nel dettaglio:
Pdta per l’ictus
Nell’attuale sistema di classificazione non esiste un codice univoco per identificare l’ictus. È stato quindi necessario individuare un elenco di codici più frequentemente associati alla malattia per definire il numero di pazienti con evento acuto riferibile a questa patologia, numero che è risultato essere pari a 32,6 casi ogni 10 mila abitanti, in linea con i dati di prevalenza e incidenza disponibili in letteratura. I consumi sono risultati sempre superiori nel gruppo di pazienti con comorbidità rispetto a quelli senza, ma con una differenza decisamente più marcata (+115 per cento) nell’assistenza domiciliare integrata (Adi) rispetto ai ricoveri (+11 per cento). Questi ultimi aumentano dell’8,7 per cento nelle Asl nel cui territorio è presente un’Azienda ospedaliera.
Pdta per lo scompenso cardiaco
Il numero di pazienti con un evento acuto riferibile allo scompenso cardiaco è risultato pari a 50 casi ogni 10 mila abitanti. Anche in questo caso i consumi aumentano in presenza di comorbidità, fatta però eccezione per l’assistenza residenziale e semiresidenziale. Riguardo l’appropriatezza, l’Ecg risulta essere eseguito meno di quel che sarebbe necessario: una media di 0,81 prestazioni per paziente con comorbidità contro almeno uno ogni anno previsto dalle linee guida. Anche per lo scompenso il numero di ricoveri è più elevato in presenza di una Azienda ospedaliera nel territorio di riferimento della Asl (+6,5 per cento).
Pdta per il tumore al polmone
Dai dati della ricerca la mortalità attesa in Italia risulta essere di 11 decessi ogni 10 mila abitanti, più alta quindi di quella di 5,7 casi attesa nel nostro Paese in base a precedenti studi. Una differenza che si spiega con il fatto che l’indagine non si basa sui Registri tumori, ma sulle schede di decesso, rendendo il campione più ampio. I consumi sono più elevati nel gruppo con comorbidità, soprattutto in termini di giornate di degenza in strutture residenziali e semiresidenziali, dove si va da una mediana di 0,1 giornate per i pazienti senza comorbidità alle 3,6 di quelli con comorbidità. In merito all’appropriatezza si segnala, invece, un dato largamente inferiore al previsto per le Tac del torace, esame essenziale per il follow up, eseguito (in regime ambulatoriale) solo 0,36 volte in media nel gruppo dei pazienti con comorbidità. È probabile, però, che le Tac del torace vengano eseguite in occasione dei ricoveri che risultano alquanto frequenti (in media 0,8 per paziente nel gruppo senza comorbidità e 2,9 nell’altro gruppo).
Pdta per l’artrite reumatoide
I casi identificati risultano pari a 29,9 casi ogni 10 mila abitanti, un numero inferiore al dato di prevalenza riportato dalla letteratura, che varia tra i 40 e i 46 casi. I consumi risultano essere almeno il doppio in caso di comorbidità per ricoveri ordinari e accesso all’Adi. Problemi di appropriatezza si rilevano per le radiografie alla mano, che risultano essere in media 0,31 l’anno a paziente, ben al di sotto di una prestazione l’anno attesa. Altrettanto si può dire per l’ecografia alla mano, anch’essa utile per il follow up ma addirittura meno praticata della radiografia al torace.
Pdta per la Bpco
La prevalenza mediana tra le aziende risulta essere del 2,5 per cento. Un dato minore di quello di letteratura. I consumi nei pazienti con comorbidità sono invece decisamente più alti, in particolare (+375 per cento) per le giornate di degenza in strutture residenziali e semiresidenziali. Riguardo l’appropriatezza, la spirometria, esame considerato essenziale per il follow up, risulta essere eseguita solo su 18 pazienti ogni cento senza comorbidità: un dato largamente inferiore a quanto previsto dalle linee guida.
La variabilità dei consumi
La variabilità dei consumi si rileva marcata da azienda ad azienda in diversi tipi di prestazioni. Nei Pdta a “lunga sopravvivenza” sono emerse, ad esempio, forti differenze nei ricoveri. Per la Bpco si va da 0,2 a 0,6 ricoveri medi per paziente senza comorbidità, con differenze appena meno marcate nei pazienti con più patologie. Ancora più marcate le differenze in altri consumi. Ad esempio per gli accessi all’Adi, nel caso dell’ictus, il valore mediano varia da un minimo di 0,3 accessi l’anno a un massimo di 15,5 in pazienti con comorbidità.
Una forbice molto alta, che per Valeria Tozzi del Cergas-Sda (Scuola direzione aziendale) «poggia su almeno due elementi: il primo è la variabilità dello sviluppo dei sistemi gestionali aziendali da quelli informativi, dalla reportistica fino ai data base in grado di raccogliere dati sulla produzione aziendale. Nel condurre con Fiaso la ricerca, le singole aziende, partendo dal codice fiscale del paziente, sono riuscite a risalire a tutte le tipologie di consumo». Se la prima causa risiede nel gap di strumenti manageriali capaci di recuperare questo tipo di informazioni «la seconda è nel grado di sviluppo della rete di offerta che alimenta la domanda di prestazioni», continua la ricercatrice. «Processi che proprio i Pdta dovrebbero contribuire in modo determinante a governare».
«La stima dei costi dei Pdta costituisce una condizione fondamentale per migliorare la programmazione delle attività aziendali», spiega il presidente di Fiaso, Valerio Fabio Alberti. «Conoscere quanto, e in quale maniera, ciascuna voce di spesa (ricoveri, pronto soccorso, farmaci, specialistica ecc.) grava nella determinazione del costo medio totale permette alle direzioni aziendali e territoriali di mettere a punto le più opportune linee strategiche per l’articolazione della propria offerta erogativa per processi di salute».
FONTE: HD HealthdesK SABRINA VALLETTA⎪GIOVEDÌ 10 LUGLIO 2014, 12:30