I pazienti accetterebbero volentieri di affidare le informazioni sulla propria salute a un sistema integrato capace di metterle in rete, dando vita a un’infrastruttura digitale efficiente perché personalizzata e sostenibile; risolvendo soprattutto una volta per tutte quel problema cronico della sanità per cui un cittadino paziente e il suo medico non sono mai in grado di avere a disposizione i dati complessivi e aggregati della sua salute, senza rivolgersi a tanti enti diversi.
È questa, nella sostanza, la sintesi dell’indagine “Pazienti cronici e Mmg nella relazione di cura, tra digitale e tempo di ascolto”, commissionata a Datanalysis da Healthability, Società Benefit, impegnata dal 2019 con l’Osservatorio Oloshealth, a promuove un progetto di sanità connessa e integrata da relazioni consapevoli e abilità digitali. L'indagine è stata condotta su mille pazienti con patologie croniche equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Con qualche risultato non proprio scontato: per esempio, tre italiani su quattro (81%) si dicono disponibili a fornire informazioni personali di carattere socio sanitario, se ciò fosse un contributo concreto al miglioramento del Servizio sanitario nazionale. Di questi, il 26% accetterebbe senza alcuna riserva di offrire il proprio contributo, mentre il restante 55% vincolerebbe il proprio “sì” alle necessarie garanzie sulla privacy.
Diventa pertanto indispensabile che pazienti e medici sappiano adattarsi alle nuove tecnologie e divenire collaborativi: il 63% è convinto che gli strumenti più innovativi della telemedicina possano facilitare l’accesso alle visite e ai consulti.
Al campione di intervistati è stato chiesto inoltre se il medico di famiglia potesse rappresentare un coordinatore della salute dei cittadini. Il 52% degli intervistati ha risposto che sarà sempre meno cruciale senza un vero processo di ammodernamento. Il 55% di quanti si sono espressi lo vede ancora come referente e coordinatore della propria salute, ma prevale lo scetticismo: un cospicuo 33%% risponde infatti che avrà “evidenti limitazioni”, un altro 24% non sa darsi una risposta.
Cittadinanzattiva e Afcv, insieme a Healthability-Società Benefit, hanno costituito un'Associazione temporanea di scopo e si pongono come interlocutore delle Istituzioni per promuovere modelli sanitari sistemici per la presa in carico complessiva del cittadino, dalla salute sociale alla prevenzione fino alle acuzie. In questo contesto hanno dato vita all’iniziativa “Comunità in Salute” che prevede un percorso di ricerca centrata sulla soluzione dei problemi e rivolto all’assistenza territoriale con un nuovo modello sperimentale.
«I risultati della ricerca vanno letti – sostiene Enrico Desideri, esperto del ministro della Salute - alla luce di un problema cronico della nostra sanità, sempre più sentito dai medici e dai cittadini pazienti: l’impossibilità di poter disporre dei dati complessivi e aggregati relativi alla propria salute significa sottrarre tempo di cura al paziente. Una situazione che, se poteva essere considerata ammissibile nell’epoca analogica, diventa insostenibile e profondamente ingiusta nei tempi digitali in cui viviamo. Senza contare lo spreco di tempo, denaro, risorse, oltre al rischio ulteriore per la salute».
«Eppure non è difficile creare un sistema integrato, senza per forza rivoluzionare l’esistente- interviene - Letizia Bocciardi, direttrice esecutiva dell’Osservatorio Oloshealth - capace di superare le barriere culturali e burocratiche. Un modello relazionale umanistico-digitale che consenta al cittadino di essere parte attiva e poter disporre delle proprie informazioni sulla salute, a tutto vantaggio della rapidità, dell’appropriatezza e della sostenibilità per il futuro».
Fonte: HealthDesk articolo di redazione 26 novembre 2024