Aumentano gli ictus in Italia: +2%, 200 mila eventi ogni anno, di cui l'80% primi eventi e il 20% recidive. La causa principale è legata all'invecchiamento: poiché l'età media in Italia si sta innalzando, la tendenza è verso un aumento della sua incidenza. Nel contempo, però, si è ridotta la mortalità nella fase acuta: questo comporta un aumento della prevalenza, ossia la gestione dei pazienti che sopravvivono e rappresentano la quotidianità per chi si occupa di riabilitazione.
Se ne è parlato a Pisa in occasione del Congresso nazionale della Società italiana di riabilitazione neurologica (Sirn), presieduto da Caterina Pistarini, direttore Istituti Clinici Scientifici Maugeri Genova Nervi.
Come raccomanda Stefano Paolucci, direttore Uoc Fondazione S. Lucia di Roma, per ridurre il rischio di ictus occorre monitorare costantemente pressione e cuore seguire sempre il giusto trattamento terapeutico, svolgere una costante attività sportiva (va bene anche una passeggiata a passo spedito di 20 minuti), seguire una dieta mediterranea; evitare di fumare.
Quando però l'ictus colpisce, sarebbe necessario un intervento immediato, ma purtroppo le stroke unit, le unità dedicate al trattamento dell'ictus nelle primissime fasi, non sono distribuite in maniera omogenea nel territorio nazionale.
Una volta superato l'evento acuto, un aiuto per mantenere e migliorare le prestazioni del paziente a casa dopo la dimissione del trattamento riabilitativo può venire in aiuto la telemedicina, per esempio utilizzando sensori che vengono indossati e registrano l'attività quotidiana, monitorata dal paziente e, a distanza, dallo specialista senza ulteriori disagi, e con la precisione delle tecnologie wireless.
Negli ultimi anni è poi cresciuto l'interesse per i sistemi robotici. Un numero sempre maggiore di robot è utilizzato in sperimentazioni cliniche e in alcuni casi in terapie riabilitative sempre più consolidate, grazie alle evidenze scientifiche che ne hanno dimostrato sicurezza per i pazienti, alta affidabilità ed efficacia del trattamento (in molti casi ancora parziale). Gli ultimi sviluppi si focalizzano verso i sistemi robotici indossabili (esoscheletri) e l'integrazione tra robot e tecniche di stimolazione muscolare (per esempio, la stimolazione elettrica funzionale) e tecniche di neuromodulazione.
Fonte: HD HealthDesk, redazione, 9 aprile 2017