Le modifiche demografiche della popolazione italiana, l'aumento della longevità, l'evoluzione tecnologica e i nuovi farmaci mettono a rischio la sostenibilità del sistema sanitario del nostro Paese sia dal punto di vista finanziario (secondo le ultime stime dalla RGS di qui al 2025 saranno necessario dai 20 ai 30 mld di euro aggiuntivi) sia in termini di capacità assistenziale. Inoltre la crescente cronicizzazione delle malattie e l'incremento del tasso di dipendenza impongono di identificare modelli organizzativi e di servizio per rispondere con efficacia ai “nuovi” bisogni di cura. Il Ssn, pilastro fondamentale per la tutela della salute di tutti i cittadini, è stato istituito in un contesto demografico, sanitario ed economico molto diverso da quello appena descritto e non è organizzato per affrontare queste sfide come dimostra la crescita continua della spesa sanitaria privata che ha caratterizzato l'ultimo decennio.
In questa prospettiva l'assenza di una sanità integrativa strutturata come “secondo pilastro sanitario” non preserva affatto l'universalismo e l'uguaglianza del sistema sanitario del nostro Paese ma consolida una situazione nella quale l'accesso alle cure da parte dei cittadini dipende dallo loro capacità reddituale. La spesa sanitaria di tasca propria è, per sua natura, la più grande forma di disuguaglianza in sanità e può essere contrastata solo “assicurando una dimensione collettiva” alla spesa privata attraverso l'intermediazione delle Forme Sanitarie Integrative (Assicurazioni, Fondi e Mutue).
Nel 2016 più della metà degli italiani (35 milioni di italiani) ha dovuto affrontare spese sanitarie di tasca propria. Secondo gli ultimi dati disponibili la spesa sanitaria privata nel 2017 finirà per attestarsi a 39,5 mld, dei quali solo 5 mld “intermediati” da Forme Sanitarie Integrative (poco meno del 13%). Nel contempo bisogna considerare che i cittadini che già beneficiano di una Forma Sanitaria Integrativa recuperano in media (attraverso “l'intermediazione”) circa il 56% della propria spesa sanitaria privata.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che uno dei vantaggi fondamentali che può essere garantito attraverso “l'affidamento in gestione” della spesa sanitaria privata ad un Secondo Pilastro Sanitario è rappresentato dalla “messa a sistema” delle strutture sanitarie private (erogatori) e dei cosiddetti “terzi paganti professionali” (le Forme Sanitarie Integrative, appunto) con un conseguente contenimento del costo unitario delle singole prestazioni/beni (si tratta, in media, di un risparmio compreso attualmente tra il 20% ed il 30%). Questo risultato, conseguibile grazie all'acquisto collettivo delle prestazioni e l'ottimizzazione delle agende delle strutture sanitarie, renderebbe la spesa sanitaria privata “intermediata” non solo più equa rispetto alla una spesa sanitaria di tasca propria ma anche più efficiente.
Purtroppo l'attuale disciplina della sanità integrativa non è adeguata a supportare lo sviluppo di un vero e proprio secondo pilastro anche in sanità, come già avvenuto nel settore pensionistico. Per realizzare questo obiettivo, che potrebbe garantire grandi benefici in termini di equità e sostenibilità per il sistema sanitario complessivo del nostro Paese, bisognerebbe riassorbire tutte le Forme di Sanità Integrative in un impianto normativo omogeneo improntato ai medesimi principi fondanti del Servizio Sanitario Nazionale favorendone la trasformazione da “strumenti della contrattazione collettiva” a “strumenti a vocazione sociale”.
In questo contesto bisognerebbe rivedere anche le modalità di gestione del rischio (assicurazione/autoassicurazione), la governance, gli assetti organizzativi, la normativa bilancistica e sulla solvibilità di tali strumenti in coerenza con la “funzione pubblica” che verrebbe loro assegnata. Bisognerebbe rimodulare lo stesso regime fiscale della Sanità Integrativa ricollegandolo non più al modello di gestione del rischio adottato (assicurazione/autoassicurazione) e/o alla natura delle fonti istitutive (Fondi Contrattuali e Fondi Aperti) ma all'effettiva capacità di “intermediazione”, in termini di quota percentuale di spesa sanitaria privata rimborsata, garantita agli assicurati da ciascuna Forma.
La salute è da sempre uno dei beni di maggior importanza per tutti i cittadini. Proprio questo i Governi che si sono avvicendati negli ultimi anni hanno preferito generalmente non impegnarsi in una riorganizzazione strutturale del sistema sanitario privilegiando provvedimenti di breve periodo. Tuttavia un'evoluzione verso un modello multi-pilastro anche in sanità appare ormai sempre più indifferibile per preservare per noi e per le future generazioni quelle caratteristiche di universalismo, uguaglianza e solidarietà che rappresentano da sempre i punti qualificanti del sistema sanitario italiano. L'auspicio è che chi avrà la responsabilità del Governo del nostro Paese dopo le prossime elezioni sappia cogliere l'importanza di questa sfida ed abbia la capacità di valorizzare a beneficio di tutti i cittadini le importanti esperienze maturate in questo settore negli ultimi anni.
Fonte: Sole 24 Ore sanità, articolo di Marco Vecchietti (ad e dg Rbm Assicurazione Salute), 13 febbraio 2018