Il 2016 si chiude con + 6% contro il 13,3% dell’anno precedente. La spesa pro capite in farmacia passa dai 425 euro del 2015 ai 413 di quest’anno. In calo soprattutto i farmaci “over the counter”. I medicinali a carico del Ssn più prescritti sono gli inibitori della pompa acida
Continua a crescere, ma rispetto allo scorso anno il mercato farmaceutico rallenta il passo: il 2016 si è chiuso con valori più che dimezzati rispetto al 2015 (+ 6% contro il 13,3% dell’anno precedente). È il dato diffuso dal nuovo rapporto Federfarma che analizza l’andamento della spesa farmaceutica convenzionata a livello nazionale e regionale. Nel settore della farmaceutica ospedaliera il calo, dimostrato dai livelli di incremento a una cifra negli ultimi mesi dell’anno, è dovuto al ridotto contributo dei farmaci antivirali. Quasi la metà della crescita è invece generata dai nuovi anticoagulanti orali (+92% in valori).
La spesa pro capite in farmacia passa dai 425 euro del 2015 ai 413 di quest’anno con un considerevole calo che riguarda soprattutto i farmaci di autocura e in particolare gli Otc. I farmaci “over the counter” , senza obbligo di ricetta, hanno registrato in tutto circa 150 milioni di contrazione. L’autocura è in calo a volumi, specialmente sui farmaci di automedicazione: -4,5 per cento. L’evoluzione negativa è stata influenzata anche dall’andamento della stagionalità influenzale nella prima parte dell’anno.
In negativo anche i farmaci rimborsabili con nota. Crescono solo i prodotti per l’ipertrofia prostatica, gli antiepilettici, i regolatori del colesterolo e gli antipiretici/analgesici.
Resta sostanzialmente invariato il mercato dei medicinali con obbligo di ricetta per quanto riguarda la domanda ma si registra un saldo negativo sui valori ancora collegato ai tagli dei prezzi in seguito alle ultime scadenze brevettuali.
Il resto del mercato commerciale, si legge sul documento di Federfarma, ha luci ed ombre. Gli integratori confermano la loro popolarità con una crescita del 7 per cento in volumi di vendita e dell’8 per cento a valori.
Nell’area “Igiene e Bellezza” i prodotti per bambini perdono più del 5 per cento in fatturato; la cosmesi ed i prodotti di igiene sono stabili nei consumi mentre i valori presentano ancora un bilancio positivo. Buon risultato a valori dei cibi speciali nel segmento nutrizionale, in generale sofferenza a causa della concorrenza di canale sui dietetici per l’infanzia.
Per quanto riguarda i farmaci del Ssn si sono registrati nel 2016 due andamenti diversi: mentre la spesa convenzionata netta subito un calo (–1,3%) rispetto al 2015, così come il numero delle ricette (-0,6%), continua invece a crescere la spesa per farmaci erogati dalle farmacie in regime di distribuzione per conto, cioè acquistati dalle Asl e distribuiti dalle farmacie sulla base di accordi regionali (+8,3% rispetto al 2015), e le relative prescrizioni (quantità: +9,7%).
Nel 2016 i farmaci per il sistema cardiovascolare si sono confermati la categoria a maggior spesa, pur facendo segnare una diminuzione della spesa (0,7%) a fronte di un leggero incremento dei consumi (+0,4%), a seguito del maggior utilizzo di medicinali a brevetto scaduto di prezzo più basso.
Gli inibitori della pompa acida (farmaci per gastrite, ulcera, reflusso gastrico) sono invece i farmaci più prescritti nel 2016, anche se con un sensibile calo dei consumi (-5,6% rispetto al 2015). All’interno della categoria dei farmaci antipertensivi diminuisce il ricorso agli ace-inibitori associati ai diuretici e aumenta notevolmente quello ai betabloccanti. Continua la crescita nell’utilizzo di vitamina D (+17,4% rispetto al 2015).
Cresce invece la distribuzione per conto. La distribuzione per nome e per conto (Dpc) in Italia vale 1,8 milioni ed è aumentata di oltre 144 milioni rispetto al 2015 ma si evolve a un passo più contenuto (8,6% contro il 10,7% del 2015). Quasi la metà della crescita in valori è generata dai nuovi anticoagulanti orali: +92% in valori. L’attivazione della distribuzione per nome e per conto è operativa in tutte le regioni a eccezione dell’Abruzzo ma con pesi molto variabili rispetto alla alternativa della distribuzione diretta ospedaliera.
«Il crescente ricorso alla distribuzione diretta – commenta nell’opuscolo Annarosa Racca, presidente di Federfarma - determina una serie di criticità che riguardano:
1. gli sprechi per la consegna di ingenti quantitativi di farmaci ai pazienti che si recano presso i presidi pubblici e che, in caso il paziente debba cambiare o interrompere la terapia, restano inutilizzati;
2. i costi aggiuntivi non precisamente quantificati che gravano sui bilanci pubblici;
3. il fatto che la valutazione degli ipotetici risparmi della diretta non tiene conto della mancata applicazione dei ticket sui farmaci in distribuzione diretta e in alcuni casi anche in Dpc;
4. il calcolo dei presunti risparmi basati sul presupposto dell’applicazione generalizzata dello sconto minimo del 50%, mentre ormai tutti i farmaci nuovi sono registrati con le procedure europee e vengono acquistati dalle Asl in molti casi al prezzo ex-factory;
5. il fatto che il nuovo sistema dei tetti comporta un incremento degli oneri regionali in caso di sforamento dovuto alla distribuzione diretta, in quanto lo sforamento del tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti è a carico per il 50% delle Regioni e per il 50% a carico delle industrie farmaceutica;
6. le differenze di trattamento dei cittadini a livello locale non solo tra Regione e Regione, ma tra Asl della stessa Regione, a seconda delle scelte distributive effettuate;
7. i disagi e i costi sociali imposti ai cittadini, costretti a recarsi presso il presidio pubblico, lontano da casa e aperto poche ore la settimana, per ottenere i medicinali di cui hanno bisogno;
8. la perdita di ruolo dei MMG, esclusi dai processi assistenziali, in contrasto con l’auspicato potenziamento delle cure primarie;
9. la perdita di ruolo delle farmacie, il cui numero è in aumento a seguito dello svolgimento dei concorsi straordinari per renderne la presenza ancora più capillare, ma la cui attività viene svuotata di significato, in quanto la distribuzione dei farmaci innovativi e più costosi viene affidata ad altri punti di distribuzione, meno capillari e meno trasparenti;
10. la ridotta possibilità di un monitoraggio puntuale delle confezioni erogate, in quanto i medicinali acquistati dalle Asl non sono assoggettati alle stesse procedure di controllo delle confezioni distribuite in farmacia. In questo senso la manovrina 2017 introduce alcune interessanti novità, in quanto prevede che l’Aifa possa utilizzare i dati delle fatture elettroniche per le sue stime di spesa e che, dal 2018, i produttori debbano specificare nelle loro fatture digitali Aic e quantitativi dei farmaci venduti, secondo modalità che il Mef dovrà definire successivamente per decreto».
Fonte: HealthDesk redazione 23 maggio 2017