Metà dei pazienti con ictus senza cure adeguate, ora è urgente ripartire
Se non trattati in tempo in una stroke unit e senza un opportuno percorso di neuroriabilitazione vanno incontro a conseguenze neurologiche gravissime
Anche per i pazienti con malattie del sistema nervoso, come per altri pazienti, lo stress test a cui è stato sottoposto il Servizio sanitario nazionale, ha prodotto un accesso ridotto a percorsi di cura appropriati e quindi ad un minore livello di assistenza. Uno studio ha rilevato in Italia una riduzione del 50% negli accessi di pazienti colpiti da ictus ischemico ai reparti di terapia intensiva, come la stroke unit.
Questa mancanza di assistenza, verificatasi perché i reparti di terapia intensiva sono stati dedicati prevalentemente alle complicanze respiratorie dei pazienti colpiti da Covid-19, ha riportato indietro il Ssn a prima dell'istituzione delle Unità di Terapia Neurovascolare e delle reti tempo-dipendenti. I pazienti con ictus, se non trattati in tempo in una stroke unit e senza un opportuno percorso di neuroriabilitazione, vanno incontro a conseguenze neurologiche gravissime che comportano disabilità severa o morte. Inoltre, il mancato accesso agli ospedali è stato accompagnato da una riduzione, se non ad un blocco, delle prestazioni ambulatoriali e in day hospital, che ha aggravato il quadro di assistenza, in particolare per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative.
Tra gli stessi pazienti Covid-19 non sono stati tempestivamente valutati i sintomi specificamente neurologici della malattia che molte reviews internazionali hanno riscontrato in oltre un terzo dei pazienti. In studi condotti a livello internazionale, è stato riportato un aumento dell’incidenza di patologie come la Guillain-Barré, che colpiscono il sistema nervoso in modo repentino fino anche alla paralisi respiratoria e per le quali non solo è molto spesso necessario un percorso di terapia intensiva, ma anche un complesso periodo di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specializzazione.
Un altro elemento su cui riflettere sono le necessità dei pazienti affetti da malattie neurodegenerative croniche, in particolare Sclerosi multipla, Parkinson, Alzheimer e altre patologie. Per i pazienti affetti da Sclerosi multipla, ad esempio, dall’inizio della pandemia, è stato necessario riconsiderare alcuni trattamenti farmacologici. Si è trattato di una misura di prevenzione dovuta alla natura delle terapie immunologiche specifiche della malattia, che possono ridurre le difese del sistema immunitario. Questi pazienti, costantemente seguiti dal loro neurologo, devono riprendere quanto prima le migliori terapie disponibili ed è attualmente in corso un'indagine epidemiologica volta a valutare quali siano stati gli effetti di questo periodo di modificazione del percorso terapeutico.
In questa fase i reparti ospedalieri di neuroriabilitazione devono mantenere la loro centralità per i pazienti e quindi rimanere accessibili e sicuri. Alcuni strumenti, come la telemedicina per la neuroriabilitazione cognitiva e del linguaggio, sebbene si siano rivelati utili durante la crisi, hanno anche dimostrato i loro limiti: il rapporto mediato attraverso uno schermo può impedire, infatti, l'individuazione da parte del neurologo di una progressione della malattia, di nuovi sintomi clinici o di effetti collaterali della terapia in corso.
La risposta di emergenza al Coronavirus, così come l'abbiamo vissuta e come la rileviamo dalle pubblicazioni scientifiche, deve condurre a delle nuove linee guida nazionali disposte dal Ministero della Salute per i percorsi di neurologia, per tornare a garantire l'appropriatezza, la continuità e la sicurezza delle cure per i pazienti.
In conclusione, se intraprendiamo oggi azioni adeguate a garantire equità di accesso alle cure di neuroriabilitazione, indipendentemente dall'evento o dalla patologia che causa la disabilità, saremmo pronti a farlo anche nel malaugurato caso di una seconda ondata pandemica. A quel punto trasformeremo veramente l'emergenza di oggi in un'opportunità di domani.