Le malattie del cervello sono la principale causa di disabilità e la seconda causa di mortalità. La Società Italiana di Neurologia presenta il manifesto “One Brain, One Health”
Le malattie del cervello sono la principale causa di disabilità e la seconda causa di mortalità. La Società Italiana di Neurologia presenta il manifesto “One Brain, One Health”
Oltre la metà della popolazione italiana è affetta da malattie neurologiche o da malattie mentali. Su scala globale, le malattie del cervello sono la principale causa di disabilità e la seconda causa di mortalità, con un carico destinato ad aumentare con la crescita e l’invecchiamento della popolazione. Nasce da questi numeri la ‘Strategia italiana per la salute del cervello 2024-2031’ lanciata dalla Società Italiana di Neurologia, in occasione della Settimana Mondiale del Cervello (11-17 marzo). La strategia è delineata nel Manifesto italiano “One Brain, One Health”, che la Sin ha presentato oggi alla Camera dei deputati.
«Attraverso la strategia italiana per la salute del cervello la Sin ha voluto dare al nostro Paese la possibilità di essere tra i primi ad adottare soluzioni concrete per valorizzare, promuovere e proteggere il cervello durante l’intero arco della vita e in tutte le fasce della popolazione”, commenta il presidente della Società Italiana di Neurologia Alessandro Padovani.
In Italia, oltre 7 milioni di persone soffrono di emicrania, 12 milioni soffrono di disturbi del sonno e sono oltre 1,2 milioni le persone affette da demenza, di cui 720 mila da malattia di Alzheimer; 800 mila sono i pazienti con conseguenze invalidanti dell’Ictus, patologia che ogni anno fa registrare 180 mila nuovi casi, e 400 mila coloro che sono colpiti da malattia di Parkinson. Sono alcuni dei numeri che danno una misura dell’impatto che hanno in Italia le malattie che colpiscono il cervello. Ad aggravare il quadro si aggiungono quelli che in genere vengono classificati come disturbi mentali: sono state poco meno di un milione le persone assistite dai servizi specialistici nel corso del 2020.
«La distinzione tra “salute mentale” e “salute del cervello”, così come tra malattie neurologiche e malattie psichiatriche, in realtà, scientificamente non regge», spiega Matilde Leonardi, membro del consiglio direttivo della Società Italiana di Neurologia e neurologa alla Fondazione IRCCS Besta dove dirige il Centro Collaboratore Oms. Per questo nella strategia, «il cervello viene considerato come un unico sistema complesso in relazione con l’ambiente fisico e sociale, dove le due componenti operano insieme e si influenzano reciprocamente», aggiunge l’esperta che sottolinea che “salute del cervello non vuole dire quindi assenza di malattia, ma implica avere stili di vita sani, fare attività fisica, avere una alimentazione sana, astenersi da alcol e fumo, evitare o controllare lo stress, prevenire problemi di salute, restare attivi da un punto di vista cognitivo, avere relazioni sociali. E questo si applica a qualunque persona, con o senza patologia», aggiunge Leonardi.
Tra le diverse misure, la strategia prevede l’implementazione in Italia del Piano Globale di Azione per l’epilessia e le altre malattie neurologiche voluto dall’Oms. Si punta inoltre a dar vita a un’alleanza che coinvolga tutti gli interlocutori: i pazienti e i familiari, i professionisti sanitari, i providers di servizi sociosanitari, terapie e tecnologie, pubblici e privati), i partners rappresentati dalle società scientifiche, le Università, gli istituti di ricerca, i politici e, infine, l’intera popolazione.
«Per affrontare questa enorme sfida sono necessarie azioni diverse che mirino a una maggiore consapevolezza, istruzione, ricerca, ma anche a nuovi approcci integrati di sanità pubblica e l’empowerment della popolazione», aggiunge Padovani. «La collaborazione tra coloro che si occupano dei diversi ambiti della neurologia, della psichiatria, della neuropsichiatria, della psicologia, della neuroriabilitazione e, in generale, della ricerca e della cura in neuroscienze, è un requisito irrinunciabile per migliorare l’efficacia degli interventi e per diminuire l’impatto delle patologie neurologiche e mentali», conclude.
Fonte: HealthDesk articolo di redazione 12 marzo 2024