Novità scientifiche

Ictus, "Stimolazione cervello ridà movimento al braccio colpito"

05 Novembre 2015


Lo sostiene uno studio pilota su 30 pazienti che sarà presentato al meeting annuale della Society for Neuroscience

 

Secondo lo studio è possibile stimolare il cervello per 'riattivare' il braccio colpito dall'ictus  

STIMOLANDO in modo totalmente non invasivo e del tutto indolore il cervello, si può ridare libertà di movimento a pazienti che, reduci da ictus, hanno riportato una grave disabilità a un braccio. Lo sostiene uno studio pilota su 30 pazienti che sarà presentato al meeting annuale della Society for Neuroscience, 'Neuroscience 2015' in corso a Chicago. La stimolazione avviene attraverso dei campi magnetici applicati dall'esterno. Si tratta di una scoperta importante, ma servono ulteriori verifiche e test per capire se questa ricerca potrà portare a nuove cure per la riabilitazione dei pazienti.

Il lavoro, condotto presso il Georgetown University Medical Center (GUMC), accende le speranze di molti pazienti reduci da ictus e con una grave disabilità, che impedisce loro di usare un braccio. E' proprio a queste persone che le tecniche di riabilitazione a oggi disponibili non sanno dare una risposta adeguata e sui quali la ricerca di nuove cure procede più lentamente, spiega Rachael Harrington, tra gli autori della ricerca.

Gli esperti hanno utilizzato la stimolazione magnetica transcranica (Tms), un metodo che consiste nell'appoggiare sullo scalpo del paziente una specie di sonda che stimola (con campi magnetici) regioni specifiche della corteccia cerebrale. Ad oggi la Tms è approvata dall'organo regolatorio statunitense Food and drug administration (Fda) solo per la cura della depressione resistente ai farmaci ma è in uso sperimentale per tantissime altre patologie.

Gli esperti hanno puntato la sonda su parti del cervello non compromesse dall'ictus, quindi sane e visto che stimolando ripetutamente queste aree il braccio colpito riprende a muoversi. Servono ovviamente studi di conferma su più pazienti e a più lungo termine per vedere se la TMS riesce in qualche modo a "dirottare" l'attività di alcune aree del cervello rimaste sane sul controllo dei movimenti del braccio "congelato" dall'ictus.

 

Fonte: Repubblica – Salute e ricerca – 20 ottobre 2015

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