Sotto accusa i cambiamenti ormonali durante la gravidanza o la menopausa, i contraccettivi orali soprattutto se assunti da chi soffre di emicrania o da chi fuma
A rischiare di avere un ictus sono più le donne che gli uomini. Colpa dei cambiamenti ormonali durante la gravidanza o la menopausa, dei contraccettivi orali soprattutto se assunti da chi soffre di emicrania o da chi fuma. A pubblicare per la prima volta le linee guida su rischio e prevenzione dell’ictus nella donna è Stroke, una delle riviste ufficiali dell'American Heart and Stroke Association.
Accanto a questi, altri fattori di rischio ben noti sono la fibrillazione atriale, il diabete mellito e l'ipertensione. Senza sottovalutare la depressione e lo stress psicosociale. E poi c’è il fattore età. L’incremento demografico della popolazione fa prevedere che oltre il 19 per cento della popolazione mondiale, cioè circa 72 milioni di persone, avrà a breve più di 65 anni. Il gruppo più numeroso sarà costituito da donne, che hanno un'aspettativa di vita superiore agli uomini e quindi un periodo di esposizione al rischio maggiore: 20 per cento contro 17 per cento nei maschi. Vuol dire che una donna su cinque sarà colpita da ictus cerebrale, che la metà di quelle che non perderanno la vita rimarrà invalida. Insomma, 200 mila donne disabili in più rispetto agli uomini. Per arginare questa emergenza, secondo gli scienziati è necessario che la comunità scientifica si impegni perché i medici e le donne aumentino gli uni la conoscenza e le altre la consapevolezza che le donne hanno un rischio di ictus elevato.
«Il rischio di avere un ictus per la donna è aumentato in almeno tre periodi distinti della sua vita: tra i 20 e i 35 anni, in età peri-menopausale tra i 45 e i 55 anni e in età anziana. Questo andamento del rischio cerebrovascolare in diverse fasi della vita corrisponde perfettamente alla distribuzione dei fattori di rischio descritta nelle linee guida dell’AHA/ASA», spiega Paola Santalucia, vice presidente di Alt-Onlus. «La conoscenza, il riconoscimento, l’attenzione e il controllo dei fattori di rischio che riguardano la donna in modo unico o che sono più frequenti nel sesso femminile rappresentano gli elementi indispensabili per promuovere la personalizzazione delle cure in un contesto demografico in cui le donne anziane sono la maggioranza».
Che fare quindi? «Smettere di fumare, controllare e ridurre il peso, aumentare l'attività fisica, ridurre il consumo di sale e di cibi conservati e poco sani, verificare periodicamente il livello della pressione del sangue, della glicemia, del colesterolo e di correggere quel che può essere corretto», risponde Lidia Rota Vender, presidente di Alt- Onlus e responsabile del Centro di prevenzione cardiovascolare di Humanitas.
SABRINA VALLETTA
Fonte: Newsletter HD HealthDesk 06-03-2014