Novità scientifiche

I vecchi non costano. L’Oms indica la rotta per assicurare agli anziani una vita lunga e sana

30 Gennaio 2016



Recentemente l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha preparato il “World report on ageing and health”, un approccio articolato in modo razionale al problema dell'invecchiamento della popolazione. Non è frequente incontrare un testo così inclusivo, che non segmenta le diverse aree di interesse, per affrontare in modo armonico i molti problemi che rendono l'invecchiamento dell'individuo e della specie un evento che provoca timori, ansie, incertezze e che quindi spesso non viene affrontato con atti concreti e realistici. Il documento invece indica criticità e soluzioni, in modo efficace.

Due sono le premesse; la prima è un'affermazione che in inglese esprime bene il senso di accelerazione degli eventi sul piano demografico-epidemiologico avvenuta negli ultimi anni: «We are living toward incredible times where the only constant is change, and the rate of change is increasing». L'invecchiamento a livello planetario cresce esponenzialmente; per esempio, in Francia sono occorsi 150 anni perché la percentuale di ultrasessantenni passasse dal 10% nel 1850 al 20% nel 2000. In paesi come il Brasile e l'India lo stesso cambiamento avverrà in soli 20 anni. Questa velocità, che caratterizza anche molti altri parametri (si pensi all'aumento enorme e rapidissimo del numero dei centenari) impone un adeguamento altrettanto rapido del modo di pensare e di organizzare la vita del singolo e della collettività. Non sempre, però, ne siamo stati capaci e il futuro non sembra del tutto promettente, perché non sono stati chiariti molti aspetti tecnico-scientifici, ma, soprattutto, perché manca una chiara presa di posizione da parte dei mondi della politica.

Un altro aspetto discusso nel documento dell'Oms, e che sembra in qualche modo bilanciare il preoccupante dato quantitativo, riguarda una valutazione dell'impatto economico delle persone anziane che rappresenterebbero, secondo una certa retorica, un peso costoso sulla collettività. Per dimostrare i contrario, viene riportato, ad esempio, uno studio condotto nel Regno Unito secondo il quale a fronte di 136 miliardi di sterline spese nel 2010 per le pensioni, la sanità e ed altri aspetti del welfare a favore dei vecchi, questi stessi avrebbero “restituito” nel medesimo anno 175 miliardi di sterline pagati in tasse, spese per beni di consumo, e per atti di volontariato sociale.

Queste premesse a qualsiasi intervento da predisporre a favore delle persone anziane sono chiaramente un invito ad affrontare i diversi problemi con forte urgenza, ma senza pessimismo a priori, che rischia solo di generare ansia nei singoli e una sorta di sensazione di impotenza nelle collettività. Inoltre, gli interventi indicati nel documento dell’Oms sono tra loro strettamente collegati, perché suggeriscono l'importanza della continuità della presa in carico e della long term care, mettendo al centro un modello di cure che affronta le diverse patologie dell'anziano senza frammentazioni e analizzando le reciproche interazioni. Sono indicazioni che potrebbero sembrare ovvie a chi conosce la realtà clinica delle persone in età avanzata; è però ben noto come siano di fatto trascurate dai prevalenti modelli di intervento, ancora basati su un approccio settoriale, organo per organo, con conseguenze drammatiche per la salute. Da questa cultura discende anche la mancata valutazione della disabilità come aspetto centrale del benessere e della salute dell'anziano.

È significativo che il documento colleghi la possibilità di conservare una buona salute e l'autosufficienza all'adozione di interventi quali l'attività fisica, l'attivazione mentale, un'alimentazione equilibrata, la cura-prevenzione di alcune malattie, la possibilità di vivere in ambienti salubri, in città che si preoccupano della libertà dell'anziano e della sua capacità di muoversi in sicurezza. Quindi il benessere-salute di chi è avanti in età dipende da un atteggiamento della comunità che è, allo stesso tempo, attento a creare le condizioni perché la vita non indebolisca la salute attraverso comportamenti scorretti e perché, quando compare una malattia, questa possa essere affrontata con modalità adeguate, evitando interventi clinici settoriali, che talvolta rischiano di peggiorare la salute stessa.

È chiara l'indicazione da parte dell’Oms per un’attenzione della collettività ai bisogni dell'anziano che si colloca a diversi livelli, da quello nazionale, che regola i finanziamenti e l'organizzazione generale dei servizi, a quello locale, che ha la responsabilità di garantire una convivenza rispettosa dei bisogni di chi non è più giovane, a quello del singolo individuo, perché compia scelte nella direzione del mantenimento della salute. Si deve realizzare un impegno diffuso perché l'invecchiamento, evento improvviso, per alcuni aspetti ancora incomprensibile nelle sue diverse dinamiche, sia valutato come segno di progresso, non come un impedimento all'equilibrata crescita della collettività. È necessario studiare, capire, sperimentare, all'interno di una cornice sociale che vuole affrontare il futuro con determinazione e serenità.

Fonte: Il Sole 24 Ore Sanità, articolo di Marco Trabucchi (Associazione Italiana di Psicogeriatria), 29/01/2016

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