Rispetto a chi non assume regolarmente i farmaci anti-ipertensivi, chi è ligio alle indicazioni del medico ha una probabilità di morire del 44% più bassa se parte da buone condizioni di salute e del 33% se ha una salute particolarmente precaria.
I farmaci per la pressione alta allungano la vita. E vale per tutti, anche per le persone over 65 particolarmente fragili, affette da diverse patologie.
L’efficacia dei medicinali per il controllo della pressione era ben nota per la popolazione anziana generale, ma pochi studi avevano prima d’ora valutato l’impatto di questa categoria di farmaci sui pazienti più critici che generalmente sono esclusi dai trial clinici.
A colmare la lacuna ci ha pensato uno studio italiano guidato da Giuseppe Mancia, professore dell’Università Milano-Bicocca e pubblicato su Hypertension, rivista dell’American Heart Association.
«Sapevamo che i farmaci per la pressione erano protettivi in generale tra la popolazione anziana, ma abbiamo voluto verificare che fossero altrettanto protettivi tra i pazienti fragili affetti da molte altre condizioni di salute che di solito sono esclusi dagli studi randomizzati», ha dichiarato Mancia.
I ricercatori hanno passato in rassegna i dati di circa 1,3 milioni di persone di 65 anni e più (con un’età media di 76 anni) abitanti in Lombardia che avevano ricevuto 3 o più prescrizioni per farmaci antipertensivi tra il 2011 e il 2012. Nella maggior parte dei casi si tratta di medicinali erogati dal servizio sanitario nazionale oppure poco costosi, il che facilita l’aderenza alla terapia.
Gli scienziati, consultando i registri pubblici, hanno calcolato per quanto tempo nei successivi sette anni i pazienti hanno proseguito la terapia prescritta rispettando le indicazioni del medico. Poi hanno individuato il gruppo di persone più fragili ricorrendo a 34 parametri associati a una maggiore mortalità.
Nei 7 anni di follow up sono morte circa 255mila persone. I dati di questo gruppo di pazienti sono stati messi a confronto con quelli di un gruppo di controllo formato da persone divise in quattro categorie in base alle loro condizioni di salute: buone, medie, scarse e molto scarse.
Dall’analisi è emerso che nell'arco dei 7 anni la probabilità di morire era del 16 per cento per le persone valutate in buona salute all'inizio dello studio. La probabilità di morte è aumentata progressivamente fino al 64 per cento per le persone in pessime condizioni di salute.
Qual è il ruolo dei farmaci per la pressione in questo scenario?
Rispetto alle persone con una bassissima aderenza alla terapia per la pressione sanguigna (meno 25%del periodo di tempo considerato), le persone più diligenti che hanno rispettato a lungo le prescrizioni mediche per la pressione sanguigna (oltre il 75% del periodo coperto) mostravano notevoli vantaggi: riducevano la probabilità di morire del 44 per cento se partivano da buone condizioni di salute e del 33 per cento se avevano una salute particolarmente precaria.
È evidente quindi che il trattamento antipertensivo fa la differenza, allungando la vita anche di persone anziane affette da più patologie.
«I nostri risultati suggeriscono chiaramente che il trattamento antipertensivo riduce il rischio di morte anche nelle persone molto fragili. Tuttavia, i benefici potrebbero essere inferiori in questo gruppo. Bisogna fare di tutto per incoraggiare e sostenere i pazienti a prendere i loro farmaci, perché l’aderenza alla terapia è fondamentale per ottenere i benefici. I farmaci non possono nulla se le persone non li assumono», ha affermato Mancia.
Fonte: HealthDesk articolo di redazione 10 giugno 2020