Novità scientifiche

Disturbi cardiovascolari: le nuove frontiere della tecnologia

15 Gennaio 2015


A livello mondiale, i disturbi cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità con ben 17.3 milioni di decessi (30% della mortalità generale), prima del cancro (7.6 milioni), dei disturbi respiratori (4.2 milioni) e del diabete (1.3 milioni).

Questi i dati emersi durante il XVI Simposio Internazionale Progress on Clinical Pacing, svoltosi a Roma a inizio dicembre, che ha visto coinvolti oltre 400 esperti mondiali in veste di relatori e oltre 1500 partecipanti.

La popolazione anziana è quella più esposta a patologie croniche tra le quali scompenso cardiaco e fibrillazione atriale. L'aumentare della durata della vita, e quindi la maggior presenza di over 65enni, comporta la crescita esponenziale sia del numero di persone affette da queste patologie che dei costi sostenuti dalla sanità.

Lo scompenso cardiaco è una disfunzione crescente dell'attività di pompaggio del cuore dovuta all'incapacità del cuore stesso di contrarsi o rilassarsi in maniera corretta. Perché il cuore funzioni correttamente, i ventricoli devono battere in maniera coordinata. In alcuni pazienti con scompenso invece i ritmi non sono coordinati e le parti destra e sinistra del cuore non battono in sincronia.

In Italia 1,5 milioni di persone soffre di scompenso cardiaco, ogni anno ci sono circa 170.000 nuovi casi, 500 ricoveri al giorno, ed il tasso di mortalità annuo è del 20%. Negli ultimi 5 anni si è registrato un incremento del 40% dei ricoveri; si ipotizza che la popolazione affetta da scompenso possa raddoppiare nei prossimi 15 anni.

Altro grande disturbo è la fibrillazione atriale (FA), ovvero un'aritmia caratterizzata da contrazioni irregolari rapide e scoordinate degli atri, da 350 a 600 volte al minuto, mentre il ritmo normale del cuore prevede contrazioni da 60 a 100 volte al minuto. La FA può essere responsabile di numerosi sintomi: palpitazioni, affanno, vertigini, stanchezza, dolore al petto, svenimenti. La FA non soltanto è di per sé una malattia ma ha tante complicanze tra cui la più frequente è l'ictus: il sangue fermo negli atri può coagulare e formare dei "grumi" (chiamati trombi) che possono raggiungere il cervello determinando uno scarso apporto di sangue ed ossigeno al cervello stesso.

In Italia questa patologia affligge 850.000 pazienti, il 70% dei quali con un'età superiore ai 65 anni, e registra 114.000 nuovi casi all'anno. Il 66% dei pazienti con fibrillazione atriale è ad alto rischio di ictus; in Italia ogni anno si verificano 200.000 casi di ischemia del cervello, il 20% dei quali imputabili alla fibrillazione atriale. Gli ictus sono la prima causa di invalidità e la terza per decessi, oltre ad avere un ingente costo economico sanitario: mediamente in Italia si spendono 12.000 € a paziente colpito da ictus all'anno.

Tutto questo si può prevenire anche grazie all'uso dei dispositivi medicali. Le nuove tecnologie possono contribuire a raggiungere l'obiettivo che la comunità scientifica si è preposta: curare le aritmie, anche in maniera definitiva, per migliorare la vita dei pazienti riducendo nel tempo i ricoveri in termini numerici e di durata di degenza. Nel medio e lungo termine il trattamento definitivo delle aritmie è un risparmio per l'intero sistema sanitario.

Basti pensare al monitoraggio domiciliare dei pazienti scompensati, fondamentale per una gestione tempestiva della patologia a vantaggio del paziente ma anche a vantaggio del sistema sanitario, con riduzione degli accessi e dei tempi di degenza ospedaliera e quindi un significativo abbattimento dei costi. Ne è un esempio CardioMEMS, piccolo dispositivo impiantabile con sensore che permette di monitorare il paziente con scompenso cardiaco da casa con un'unità portatile elettronica che rileva le letture quotidiane del sensore. Un procedimento semplice e veloce e i dati della pressione vengono trasmessi in modalità wireless ad un sito web. I dati rilevati vengono utilizzati per stabilizzare le pressioni dell'arteria polmonare con farmaci ed altre opzioni di trattamento, disponendo di un'indicazione precoce del peggioramento dello scompenso cardiaco.

Oppure Nannostim, il pacemaker senza fili che riduce sensibilmente il rischio di complicanze legate all'impianto di un pacemaker tradizionale e alla rottura dei cateteri stessi. Nonostante le dimensioni ridotte, un decimo di quelle di un pacemaker tradizionale, il pacemaker leadless garantisce infatti una longevità analoga a quella del pacemaker tradizionale offrendo al paziente anche il vantaggio estetico dell'assenza di cicatrici o rigonfiamenti nella zona dove verrebbe alloggiato il pacemaker tradizionale.


Articolo di Massimo Santini, Chairman del XVI International Symposium on Progress in Clinical Pacing e Presidente della World Society of Arrhythmias pubblicato su Il Sole 24 Sanità il 14 gennaio 2014


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