Novità scientifiche

Congressi: specialisti a confronto per fare il punto su emostasi e trombosi

21 Ottobre 2016

 

Sono oltre 300 gli specialisti che partecipano al Congresso nazionale Fcsa (Federazione centri per la diagnosi della trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche) che si svolge dal 20 al 22 ottobre all’Università Statale di Milano.

Si stima che in Italia oltre un milione di persone sia in terapia con anticoagulanti orali, i due terzi circa per la prevenzione dell’ictus in quanto affetti da fibrillazione atriale o perché portatori di protesi valvolari cardiache, mentre il 25% circa è in trattamento in seguito a un evento tromboembolico venoso.

«Il Congresso ha l’obiettivo di mettere a confronto e discutere idee ed esperienze fra medici e laboratoristi, esperti di emostasi e trombosi, nucleo di Fcas e specialisti quotidianamente impegnati nella cura di pazienti affetti da malattie tromboemboliche, quali cardiologi, neurologi, internisti, geriatri, immunologi, ginecologi, cardiochirurghi, medici di pronto soccorso a anche medici di medicina generale» spiega Marco Moia, presidente della Federazione cui afferiscono circa 300 centri sul territorio.

Terapia della trombosi venosa e dell’embolia polmonare, ictus ischemico, fibrillazione atriale, farmaci anticoagulanti, sia tradizionali sia di nuova generazione, e relativi antidoti. Un’ampia sessione è dedicata alla gravidanza: terapia anticoagulante in gravidanza, tromboembolismo venoso e contraccezione, sindrome da antifosfolipidi. «Se si è in età fertile e in terapia con anticoagulanti orali o antiaggreganti è necessario fare uso di anticoncezionali sicuri» avverte Moia.

In un panorama «ricco di specializzazioni cliniche e di nuove opportunità per i pazienti, è necessario ripensare alle strategie per ottimizzare i risultati delle terapie antitrombotiche» dice Moia. «Disponiamo di ottimi farmaci che, oltre a essere efficaci, possono realmente semplificare la vita dei pazienti. Come medici, il nostro compito non è solo quello tecnico di prescrivere la terapia ritenuta più efficace, in base al risultato degli studi scientifici, ma pensare al paziente come essere umano, con le sue esigenze di vita quotidiana e le sue aspettative. Con la dovuta attenzione alla sostenibilità economica delle scelte mediche – conclude - al centro del ragionamento è sempre la persona, la sua salute e la sua qualità di vita».

Fonte: HD HealthDesk, redazione, 20 Ottobre 2016

 ) che si svolge dal 20 al 22 ottobre all’Università Statale di Milano.

Si stima che in Italia oltre un milione di persone sia in terapia con anticoagulanti orali, i due terzi circa per la prevenzione dell’ictus in quanto affetti da fibrillazione atriale o perché portatori di protesi valvolari cardiache, mentre il 25% circa è in trattamento in seguito a un evento tromboembolico venoso.

«Il Congresso ha l’obiettivo di mettere a confronto e discutere idee ed esperienze fra medici e laboratoristi, esperti di emostasi e trombosi, nucleo di Fcas e specialisti quotidianamente impegnati nella cura di pazienti affetti da malattie tromboemboliche, quali cardiologi, neurologi, internisti, geriatri, immunologi, ginecologi, cardiochirurghi, medici di pronto soccorso a anche medici di medicina generale» spiega Marco Moia, presidente della Federazione cui afferiscono circa 300 centri sul territorio.

Terapia della trombosi venosa e dell’embolia polmonare, ictus ischemico, fibrillazione atriale, farmaci anticoagulanti, sia tradizionali sia di nuova generazione, e relativi antidoti. Un’ampia sessione è dedicata alla gravidanza: terapia anticoagulante in gravidanza, tromboembolismo venoso e contraccezione, sindrome da antifosfolipidi. «Se si è in età fertile e in terapia con anticoagulanti orali o antiaggreganti è necessario fare uso di anticoncezionali sicuri» avverte Moia.

In un panorama «ricco di specializzazioni cliniche e di nuove opportunità per i pazienti, è necessario ripensare alle strategie per ottimizzare i risultati delle terapie antitrombotiche» dice Moia. «Disponiamo di ottimi farmaci che, oltre a essere efficaci, possono realmente semplificare la vita dei pazienti. Come medici, il nostro compito non è solo quello tecnico di prescrivere la terapia ritenuta più efficace, in base al risultato degli studi scientifici, ma pensare al paziente come essere umano, con le sue esigenze di vita quotidiana e le sue aspettative. Con la dovuta attenzione alla sostenibilità economica delle scelte mediche – conclude - al centro del ragionamento è sempre la persona, la sua salute e la sua qualità di vita».

Fonte: HD HealthDesk, redazione, 20 Ottobre 2016

 

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