Quattro bambini italiani su cento sono ipertesi già alle elementari: a lanciare l'allarme sono cardiologi e pediatri alla vigilia del Congresso nazionale della Società italiana dell’ipertensione arteriosa, in programma dal 6 al 9 ottobre a Firenze, che vedrà, al fianco dei ricercatori e clinici italiani, scienziati di alcuni Paesi confinanti, tra i quali Slovenia, Croazia e Grecia.
Gli italiani ipertesi sono circa diciassette milioni, uno su tre. Ma solo uno su due sa di esserlo. Il killer silenzioso, principale causa di malattie cardiovascolari (infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco) che in Italia provocano 240 mila morti ogni anno, pari al 40% di tutte le cause di morte, non è solo “roba da grandi”. Anzi. L’ipertensione è una condizione frequente nell’infanzia e nell’adolescenza. Un problema sottostimato per la scarsa diffusione dell’abitudine di misurare la pressione a bambini e ragazzi.
«Tutti sono a rischio, a qualunque età. E i dati epidemiologici più recenti - spiega Gianfranco Parati, presidente della Siia e direttore dell’Unità di Cardiologia e Dipartimento di Scienze mediche e riabilitative all’Istituto Auxologico Italiano - lo confermano. Documentano infatti una elevata prevalenza dell’ipertensione arteriosa in Italia e nel mondo. Nel nostro Paese ne soffre un terzo della popolazione ma, nonostante la disponibilità di terapie efficaci e mirate per la grande maggioranza dei casi, solo un paziente iperteso su quattro è adeguatamente curato».
Anche in questo caso «la prima cosa è la prevenzione» raccomanda Parati. Quindi: misurare regolarmente la pressione (a cominciare dall’età scolare) e correggere il proprio stile di vita; combattere il sovrappeso, introdurre meno sale con gli alimenti; evitare i grassi favorendo, invece, una dieta ricca di frutta e verdura e fare attività aerobica regolarmente, almeno 30 minuti al giorno. Se e quando è necessario, poi, è bene iniziare la cura farmacologica consultando il proprio medico. «E proseguirla con costanza. La terapia – dice l'esperto - va iniziata precocemente, prima che si sviluppino danni agli organi bersaglio dell’ipertensione, prima cioè che il rischio di eventi cardiovascolari diventi un reale pericolo. Solo così si possono veramente prevenire le gravi complicanze dell’ipertensione arteriosa e avere più probabilità di vivere a lungo e bene».
Fonte: HD HealthDesk, redazione, 27 settembre 2016