Che l'Italia non sia un Paese per giovani è un dato chiaro: secondo le ultime rilevazioni dell'Istat, su 60 milioni 579 mila residenti, il 22% della popolazione è over 65. La natalità continua a calare: il livello minimo delle nascite del 2015, pari a 486 mila, è stato superato da quello del 2016 con 474 mila. L'assistenza agli anziani è quindi una priorità di un numero di famiglie in perenne aumento, che sempre più spesso si affidano a strutture private che possano garantire una continuità e un adeguato livello di professionalità.
A prestare assistenza familiare agli anziani nel nostro Paese sono quasi esclusivamente le donne.
Se da un lato le motivazioni principali possono essere facilmente intuibili, dall'altro è pur vero che l'incremento della richiesta odierna dovrebbe far riflettere sulla necessità di “educare” anche chi a priori ritiene che un uomo non sia in grado di occuparsi di una persona in difficoltà alla stregua di una donna.
A tal proposito Progetto Famiglia Network, ha condotto un'indagine dalla quale è emerso che il 92,9% degli operatori socio-assistenziali è donna e che il profilo tipo delle operatrici è il seguente: donna fra i 40 e i 45 anni, che spesso ha affrontato esperienze personali molto vicine alla scelta professionale, per essersi magari dovuta occupare di genitori o nonni malati. Nella maggior parte dei casi ha una famiglia propria, forti doti di empatia, capacità di ascolto e un buon equilibrio personale. Inoltre, l'Osservatorio Inps rileva che nel 2015 il 42.4% dei lavoratori faceva il/la badante, segno che oggi anche gli italiani si stanno avvicinando a questo tipo di lavoro.
«Nove operatori socio assistenziali su dieci sono donne, ed è anche vero che in 9 casi su 10 le famiglie richiedono esplicitamente una figura femminile. I motivi vanno dalla situazione di minore imbarazzo che si crea quando è la donna a prestare il servizio, poiché la si associa tipicamente al concetto di cura così come a quello della maternità, alla necessità di non risvegliare alcuni istinti che spesso negli uomini, anche molto anziani, non sono del tutto sopiti» - sostiene Francesco Lorenti, CEO e fondatore della rete Progetto Famiglia Network.
Nella metà dei casi i soggetti affetti da Alzheimer vengono assistiti dai figli, mentre circa il 38% riceve il supporto di una badante. Queste le regioni che spendono di più in assistenza privata:
-Lombardia, spesa media annua per famiglia € 14.900, n. ore richieste 1450
-Emilia-Romagna, spesa media annua per famiglia € 12.300, n. ore richieste 1610
-Liguria, spesa media annua per famiglia € 11.700, n. ore richieste 985
-Veneto, spesa media annua per famiglia € 10.700, n. ore richieste 1345
- Piemonte, spesa media annua per famiglia € 8.650, n. ore richieste 854
Le motivazioni principali sono comuni a tutte le regioni:
- poco tempo dei familiari in quanto lavoratori (circa il 45% dei richiedenti sono lavoratori autonomi)
- mancanza di competenze tecniche
- necessità di attivare il servizio nel minor tempo possibile
- mancanza di aiuto da parte dei servizi assistenziali comunali e/o dalle aziende sanitarie locali per diversi motivi: mancanza di fondi, isee del paziente superiori a quello richiesto, grado di non autosufficienza con percentuale inferiore a quella richiesta per attivare il servizio ecc.
Fonte: Sole 24 ore sanità – 6 aprile 2017