Novità scientifiche

Aspirina per prevenire infarto e ictus: nel 10 per cento dei casi non serve

16 Gennaio 2015

Lo sottolinea uno studio Usa: l'aspirina protegge il cuore di chi ha un alto rischio cardiovascolare ma è inutile se il rischio è basso.

Il suo ruolo preventivo per le malattie cardiovascolari è assodato da anni e il numero di prescrizioni, per soggetti che rischiano ictus e infarto, ha subito un’impennata.

Ma forse i medici si sono fatti prendere la mano: è quanto conclude un gruppo del Baylor College of Medicine di Houston, in Texas, con uno studio (Frequency and Practice-Level Variation in Inappropriate Aspirin Use for the Primary Prevention of Cardiovascular Disease : Insights From the National Cardiovascular Disease Registry’s Practice Innovation and Clinical Excellence Registry Volume 65, Issue 2, 20 January 2015, Pages 111–121) sul Journal of American College of Cardiology secondo il quale in un caso su dieci la terapia preventiva con aspirina non sarebbe necessaria.

Dalle linee guida disponibili, come quelle dell’American Heart Association e la US Preventive Services Task Force, emerge che il farmaco svolge al meglio il suo effetto ‘protettivo’ sul sistema cardiovascolare solo nelle persone con un rischio di infarto e ictus superiore al 6 per cento rispetto alla popolazione in perfetta salute. Analizzando i dati relativi a 69 mila pazienti (dal National Cardiovascular Disease Registry Practice Innovation and Clinical Excellence Registry), in prevenzione primaria con l’acido acetilsalicilico (principio attivo della comune aspirina), i ricercatori hanno messo in luce che il 12 per cento delle prescrizioni sarebbe, in realtà, inutile: in un paziente su dieci prendere l’aspirina non allontanerebbe il rischio di infarto.

Chi beneficia, quindi, della prevenzione con l’aspirina?

Gli stessi ricercatori sottolineano che il noto antinfiammatorio protegge efficacemente cuore e coronarie nelle persone con alto rischio cardiovascolare, ovvero chi ha il 6-10 per cento di probabilità di avere un infarto o ictus entro dieci anni per la presenza di fattori di rischio (come ipertensione, colesterolo alto o familiarità).

Non chi ha un rischio, invece, più basso: in questi casi, sottolinea la ricerca, le controindicazioni associate a una terapia prolungata, come il rischio seppur contenuto di sanguinamento gastrico o emorragie cerebrali, superano di gran lunga i potenziali benefici.

Un monito per i medici, affinché facciano maggiore attenzione nella selezione dei pazienti adatti a questa strategia di prevenzione.

E valido per chiunque, dato che l’aspirina è acquistabile senza ricetta medica: meglio evitare di fare di testa propria, con l’illusione di salvarsi il cuore.

Fonte: www.ok-salute.it


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