Novità scientifiche

Anziani: quando il farmaco è la malattia

03 Marzo 2015

Milioni di anziani (ma non solo) rischiano di star male a causa di ciò che, invece, dovrebbe far loro bene: i medicinali. Il problema è che devono prenderne troppi. In media, più della metà degli over 65 ne assume cinque al giorno; ma generalmente il carico aumenta dopo un ricovero ospedaliero (evento non raro oltre una certa età), così la maggioranza si ritrova a dover prendere almeno sei farmaci tutti i giorni. Con il risultato che sei pazienti su dieci corrono il rischio di subire reazioni e interazioni avverse, pericolose per la salute.

Sono alcuni dati del Reposi (il Registro politerapie Simi, la Società italiana di medicina interna), Istituto Mario Negri di Milano e il Policlinico del capoluogo lombardo. Il Registro è stato avviato nel 2008 e attualmente include più di 5 mila anziani che sono stati ricoverati in 95 centri internistici e geriatrici di tutta Italia; per ciascuno di loro sono state registrate diagnosi, prescrizioni ed esiti, creando un quadro molto preciso delle condizioni degli over 65 italiani.

Dai dati del Registro risulta per esempio che il 59% degli anziani che arriva in ospedale per un ricovero assume già più di cinque medicinali ogni giorno. Ma quando ne esce la quota sale al 72% (cioè quasi tre su quattro) e la maggioranza deve assumerne sei. Quel che è peggio, forse, è però che spesso questo sovraccarico di medicinali non sempre è giustificato da reali necessità. È il caso, per dirne uno, degli antidepressivi, prescritti inutilmente a un paziente su quattro; oppure, per dirne un altro, dei gastroprotettori, che due pazienti su tre sono indotti a prendere senza che ne abbiano un affettivo bisogno.

La conseguenza, stando sempre ai dati del Registro, è che sei pazienti su dieci sono esposti ad almeno un'interazione rischiosa fra i tanti medicinali assunti, che in un caso su quattro può essere estremamente grave dal punto di vista clinico.

Così, gli esperti Simi lanciano l'allarme: proprio per colpa dell'eccesso di farmaci inappropriati un paziente su cinque torna in ospedale nel giro di tre mesi dal primo ricovero. Basterebbe dare un taglio ragionato alle politerapie negli anziani e prescrivere solo i medicinali realmente necessari, che si ridurrebbero i ricoveri del 10-15% e si risparmierebbe il 30-40% sulle terapie per gli over 65, che oggi sfiorano i 16 miliardi di euro e drenano il 70% della spesa sanitaria nazionale per i farmaci.

«I nostri dati confermano innanzitutto la grande prevalenza di malattie croniche - spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico di Milano - che riguardano il 38% degli over 65 e arrivano al 64% fra gli over 85, e la diffusione della multimorbilità, ovvero della presenza di varie malattie indipendenti contemporaneamente. Sono questi i motivi che conducono alla polifarmacoterapia, che ha assunto ormai proporzioni enormi». L'esperto sottolinea che in Italia oltre 6 milioni di anziani prendono ogni giorno più di cinque farmaci, 1,3 milioni ne assumono addirittura più di dieci. Alcuni farmaci, prosegue, arrivano ad aggravare una delle patologie esistenti, nella cosiddetta “competizione terapeutica” che si stima riguardi il 20% degli anziani in politerapia; spesso, inoltre, la comparsa di complicazioni o nuovi sintomi correlati a prescrizioni inappropriate viene interpretata come lo sviluppo di nuove malattie, per cui sono prescritti altri medicinali, «in una “cascata prescrittiva” dagli effetti esponenzialmente negativi. Gli errori di prescrizione, inoltre, sono più probabili quando il paziente assume molti farmaci». Con il risultato che gli anziani spesso sono curati troppo e male: secondo i dati raccolti dal Reposi, a molti vengono prescritti farmaci inutili per il loro caso; al contrario, a uno su tre non viene dato un antitrombotico che invece sarebbe necessario per evitare l’ictus cerebrale mentre al 40% viene raccomandata una terapia antitrombotica inappropriata. Purtroppo il tasso di politerapia non migliora durante il ricovero: «La frequenza di multi-prescrizioni in generale è del 52% all'ingresso in ospedale – fa notare Mannucci - e sale addirittura al 67% alla dimissione. Ciò significa che il ricovero non è l'occasione per un ripensamento della strategia terapeutica nell'ottica di una riduzione del carico farmacologico, anzi è piuttosto un momento in cui si aggiungono ulteriori medicinali» Tutto questo si traduce nel fenomeno cosiddetto delle “porte girevoli”: entro appena tre mesi un paziente su cinque torna in ospedale. Senza contare che l'eccesso di medicine aumenta anche la mortalità. «I dati dimostrano che il primo e più importante obiettivo deve essere, al momento del ricovero e alla dimissione, una revisione critica del carico di farmaci – raccomanda lo specialista - per stabilire priorità terapeutiche e “tagliare” quelli inutili o inappropriati: riuscirci comporta anche una maggiore aderenza alle terapie davvero essenziali, con un miglioramento della loro efficacia e della qualità della vita del malato».

Fonte: HD HealthDelk RedazioneDomenica 1 Marzo 2015

 

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