Quando il sistema cardiovascolare funziona bene, anche il cervello è più in forma. Chi non fuma, ha un peso ideale e mantiene sotto controllo glucosio e colesterolo ottiene performance mentali migliori e riduce il rischio del declino cerebrale con l’età
Mens sana in cuore sano. Il cervello e l’apparato cardiovascolare sono più vicini di quanto immaginiamo, con il secondo che influisce sulla salute del primo: un cuore in buona salute riesce infatti a prevenire il declino cerebrale.
È il cuore, insomma, a comandare al cervello. Lo hanno dimostrato i ricercatori dell’Università di Miami e della Columbia University con uno studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association.
Il gruppo di uomini e donne osservato dagli scienziati per un periodo di sei anni aveva superato abbondantemente gli “anta”: chi vantava un sistema cardiovascolare in buona forma, aveva iniziato lo studio con migliori performance mentali e lo aveva finito con un minore declino cerebrale rispetto a chi aveva un cuore meno sano.
Più di mille persone di 72 anni sono state sottoposte a test sulla memoria, sulla velocità di pensiero e di elaborazione delle informazioni. Sei anni più tardi la loro performance è stata messa nuovamente alla prova, con questi risultati: i benefici di un cuore in buone condizioni sul cervello erano chiari sin dall’inizio, con vantaggi maggiori per i non fumatori e per chi aveva bassi livelli di glucosio e un peso ideale.
Terminato il periodo di osservazione, i “campioni del cuore” mostravano un cervello più attivo rispetto ai coetanei con maggiori problemi cardiovascolari.
Per valutare il funzionamento del cervello, gli scienziati hanno semplicemente calcolato la velocità impiegata per portare a termine alcuni compiti che richiedono un’elevata concentrazione.
Mentre per misurare la salute dell’apparato circolatorio i ricercatori sono ricorsi a una scala di valutazione messa a punto dall’American Heart Association. La Life's Simple Seven attribuisce i voti al cuore in base a sette parametri: il fumo, il peso, l’attività fisica, la dieta, la pressione, il colesterolo e il glucosio. È risaputo che, quando dà il meglio di sé, la squadra dei “magnifici sette” può ridurre il rischio di ictus e infarto anche tra le persone più anziane.
«La scoperta che questi parametri possano avere un impatto anche sulle funzioni cerebrali - dice Hannah Gardener, neurologa della Miller School of Medicine dell’University of Miami e principale autore dello studio - sottolinea l’importanza di misurare, monitorare e controllare questi sette fattori da parte dei pazienti e dei medici».
Ma gli scienziati non hanno finito qui il loro lavoro. Ora vogliono scoprire, nel dettaglio, l’impatto sul cervello di specifiche azioni usate generalmente per la prevenzione delle malattie cardiovascolari come il controllo della pressione arteriosa. E individuare il periodo della vita cruciale per il futuro del cervello. Per scoprire a che età i sette consigli indici della salute del cuore smettono di essere validi anche per la mente. Quando cioè il cuore smette di comandare al cervello.
Fonte: HD HealthDesk, Giovanna Dall’Ongaro, 17 Marzo 2016