Uno studio internazionale che ha coinvolto anche 600 pazienti italiani mostra che un nuovo regime terapeutico, riducendo i livelli di colesterolo Ldl, fa abbassare significativamente gli eventi cardiovascolari.
L'associazione di ezetimibe e una statina riduce significativamente gli eventi cardiovascolari nei pazienti con sindrome coronarica acuta rispetto alla terapia con la sola statina.
È quanto emerge dai risultati dello studio Improve IT presentati nel corso del Congresso dell'American Heart Association.
Lo studio Improve IT, che ha coinvolto 18.144 pazienti, è durato nove anni e ha visto all'opera 1.500 centri in tutto il mondo. L'obiettivo era stabilire se, abbassando il colesterolo Ldl ben al di sotto di 70 mg/dL associando ezetimibe a una statina (nel dettaglio simvastatina), si poteva ottenere una riduzione ulteriore degli eventi cardiovascolari, visto che nei pazienti ad alto rischio trattati con statine, compresi i pazienti in terapia con valori bassi di colesterolo Ldl (C-Ldl), continua a permanere un rischio cardiovascolare residuo.
L'associazione ezetimibe/simvastatina ha ridotto il colesterolo Ldl dal 46% alla dose di 10/10 mg fino al 55% alla dose di 10/40 mg. In linea generale, il dosaggio abituale raccomandato di 10/20 mg, può permettere di ottenere la stessa riduzione del colesterolo Ldl che si può raggiungere con la massima dose delle due statine più utilizzate da sole. Inoltre, alla dose di 10/20 mg l'associazione ezetimibe/simvastatina ha portato una percentuale maggiore di pazienti a raggiungere gli obiettivi terapeutici del colesterolo Ldl indicati dalle linee guida internazionali più utilizzate e consolidate, rispetto alla statina da sola.
Quanto alla riduzione del rischio di eventi cardiovascolari maggiori (un indice composito di mortalità per cause cardiovascolari, infarto del miocardio non fatale, ictus non fatale, nuovo ricovero per angina instabile e rivascolarizzazione coronarica verificatisi a distanza di almeno 30 giorni dall'evento iniziale), il nuovo regime combinato ha permesso una riduzione del 6,4% di rischio rispetto alla sola simvastatina.
«I dati che sono stati mostrati dello studio Improve IT rappresentano una pietra miliare nella storia della prevenzione cardiovascolare secondaria», ha commentato Gaetano De Ferrari, docente di Cardiologia alla Scuola di specializzazione di Cardiologia dell'Università degli studi di Pavia. «Si tratta dello studio con il maggior numero di eventi nella storia della cardiologia e questo ci ha permesso di confermare la teoria del "Lower is better", cioè più bassi sono i valori Ldl, migliore è la prognosi del paziente. L'importanza di questa novità è tale da farci ritenere opportuno che le nuove linee guida siano riscritte in tempi brevi sulla base di questo studio. Gli italiani hanno dato un contributo importante con quasi 600 pazienti arruolati, terzo paese in Europa per partecipazione allo studio».
Fonte: HD HealthDesk Redazione Martedì 18 Novembre 2014